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Talibam!

w/ Calamita + Eskimo Trio

https://www.inkoma.com/k/1269

11 ottobre, live a Roma @ Digit, ingr. 5€.

 | pall youhideme
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Il digit club assomiglia ad un garage occupato, sotto un condominio, sperduto nei meandri della tiburtina. Non lontano dal traffic, mi si diceva che in genere ci fanno hip-pop, e che è stata una soluzione last-minute. Io mi aspettavo da un momento all'altro qualcuno che venisse a parcheggiare l'auto dentro, oppure in alternativa l'arrivo dei carabinieri, tanto tremava tutto e il 'genere' della serata cospirasse contro. E l'esibizione dei Talibam! è stata tagliata proprio per le minacce del vicinato. Certo, fra tutti e tre i gruppi, di rumore ce n'era a iosa. Più o meno una 50ina di persone nel pubblico, apre l'Eskimo Trio, credo di roma, un completo calderone di fusion e jazzcore quasi funky, troppo accozzaglia e macello per i miei gusti.. praticamente schizofrenici tra un genere e l'altro all'interno della stessa canzone, tirata a duemila; preso a noia uscivo ed entravo dal garage. I Calamita sono un progetto parallelo ai Laser Tag (vedi vecchio live-rep, stesso batterista), e nonostante i microfoni seppelliti da batteria e ampli di basso e chitarra, sono riuscito a godermeli, completamente eplilettici come erano, noise, garage a due e/o tre voci, urlati. Dal vivo non si capiva troppo (mixer inesistente), ma riascoltandoli su myspace riconfermo la scintilla, e sono riuscito a riconoscere Sting uno di quelli e Vuoi Bombare, bei pezzi. Gran batterista. I Talibam!: credo pochi e nessuno dei presenti fossero esattamente preparati o a conoscenza di cosa il terzetto fake jazz caos avrebbe suonato, ma che - tipo me, - sapessero solo della riga ex-Storm 'n Stress del batterista Kevin Shea, e ok. Il sassofonista (sempre a microfono vicino allo zero) si mette una parrucca arancione e un toppino bandiera americana di una certa eleganza luccicoso, e vedo qualcuno fare passo indietro inorridito. Ogni tanto si accascia per terra, mentre i suoi compari scherzano chiamandolo that bitch. Chiacchierano anche con il pubblico, ma ripeto, mic zero, non si capiva molto. Attaccano il primo pezzo, ed è piena bolgia jazz prevalentemente aritmica, questo per + o - 4 pezzi, suite rese preziose da un batterista costantemente tarantolato, mai stanco, devastante eppure coordinato ai movimenti (anche improvvistati immagino) delle tastiere, synth e sassofono baritono. Dei pazzi. Mi sono comprato l'omonimo disco Talibam!, di tre untitled, confezionato in casa, tre stanze aliene dai 10 ai 18 minuti in pura possessione demoniaca metropolitana, quasi come se gli anni 60 di Ray Manzarek fossero stati ancora più anfetaminici e fulminati, tutto elevato a due dita da terra sotto un continuo polverone underground caotico-psichedelico.

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