Il ritmo è una cadenza regolare,
movimento innato nelle forme viventi senza il quale non si potrebbe
generare detta vita. Prendono il ritmo e si generano i Crystal
Stilts; melodie piegate al battito, chitarra usata come pezzo
distaccato della batteria. Alta fedeltà al disco “Alight
of Night” che stanno promuovendo in giro per il mondo da circa
5 mesi; la tinta che usano per dipingere l'atmosfera del locale è
quella del garage, un impressione data forse dall'estrema semplicità
dei pezzi che non sfiora il punk ma salta indietro direttamente agli
sporchi anni 60 tra echi wall of sound e surfate varie. E lo strano
partner di questo connubio è il l'indie pop inglese quando
avevano deciso di dargli questo nome. Ora il gruppo è
simpaticamente etichettato come shoegaze; ma il chitarrista sembra in
totale disinteresse col discorso sonoro,evita a piedi pari
l'effettistica e si attacca dritto all'ampli aumentando l'effetto
retro impregnando la sua chitarra di riverbero a molla fender twin
reverb. Anche il cantante ha con lui una fantastica valigetta dei
sogni con la quale processa la voce affumicando ulteriormente
l'atmosfera. Sparano quasi tutto il disco, un paio di inediti, che al
primo ascolto sembrano sbilanciarsi più sul loro versante
britannico propriamente twee. Affascinante è la monotonia che
si insinua tra i pezzi, causa in parte l'uso circolare del basso
parte il cantato soporifero, spezzata inconsciamente da una tenerezza
melodica che li posiziona giustamente sul catalogo Slumberland.
Forse più gustosi in locali di dimensioni ridotte.
[ps. sorry, no pics, no live footage vids, enjoy the one below]
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