Agaspastik degli A spirale arriva in un momento in cui il panorama free
jazz nostrano e internazionale sembra essere caduto in letargo, almeno
questo è quello che me/myself and I ormai da tempo non smettiamo mai di
lamentare.
Esistono delle produzioni degne di merito anche oggi, ok, ma la mia attenzione continua a focalizzarsi su indiscussi capolavori quali Machine Gun del Peter Brotzmann Octet o Luna Surface di Alan Silva.
Allora, se la vostra ottusità ha raggiunto negli anni lo stesso livello del sottoscritto e siete ancora disposti a perdervi in qualche nuovo mistero tradotto in singhiozzi sonori allora il disco in questione fa proprio per voi.
La traccia iniziale è Black crack che dopo una breve apertura harsh noise/industrial mette subito in moto un vortice di insofferenze sonore ed enigmi ritmici che rimandano per l'appunto a una tradizione improvvisativa che io apprezzo particolarmente. Ma non fatevi ingannare perchè l'excursus sonoro offre molto di più.
Già nella successiva Naja Tripudians assistiamo a un vero a proprio teatro di insofferenze quotidiane, monologhi nervosi.
Tuttavia, l'episodio a mio avviso più significativo rimane la penultima Kaluli in cui mi sembra di aver intravisto il fantasma errante di Harry Partch.
E forse qualche altro fantasma ben gradito, per esempio il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.
Il percorso si conclude con Tersicore che riutilizza alcuni registri già visti in apertura ma che chiudono in maniera pregevole questa significativa esplorazione. Consigliatissimi.
++++++
Agaspastik, by A spirale, pops out when the actual italian and international free-jazz panorama looks like living a long sleep, - well, actually that's what my/myself and I can't stop complaining, since a while.
Ok, there are some worthy productions out there, but, my own attention still focuses on unquestioned master-works such as Machine Gun by Peter Brotzmann Octet, or Alan Silva's Luna Surface.
So, if you feel close-minded as me, and at the same time You still feel open to lose yourself into some new mystery, translated through resonant sobs, - that's your record.
The first track, Black crack, after a short harsh noise/industrial introduction, turns on a vortex of sound intelerancies, and rhythmical enigma, actually calling back a tradition of free improvvisation that i totally dig.
The following Naja Tripudians has room for a real and mere theater of daily impatience, nervous monologues.
Anyway, à mon avis, the most significant episode is next to the last song, - Kaluli, - where i feel like i saw Harry Partch's wandering ghost.
And maybe some other welcomed ghosts, like Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.
- Last track Tersicore still repeats the reading keys of the first tracks, but it does its work with good style along this delightful exploration.
Warmly recommended.
Esistono delle produzioni degne di merito anche oggi, ok, ma la mia attenzione continua a focalizzarsi su indiscussi capolavori quali Machine Gun del Peter Brotzmann Octet o Luna Surface di Alan Silva.
Allora, se la vostra ottusità ha raggiunto negli anni lo stesso livello del sottoscritto e siete ancora disposti a perdervi in qualche nuovo mistero tradotto in singhiozzi sonori allora il disco in questione fa proprio per voi.
La traccia iniziale è Black crack che dopo una breve apertura harsh noise/industrial mette subito in moto un vortice di insofferenze sonore ed enigmi ritmici che rimandano per l'appunto a una tradizione improvvisativa che io apprezzo particolarmente. Ma non fatevi ingannare perchè l'excursus sonoro offre molto di più.
Già nella successiva Naja Tripudians assistiamo a un vero a proprio teatro di insofferenze quotidiane, monologhi nervosi.
Tuttavia, l'episodio a mio avviso più significativo rimane la penultima Kaluli in cui mi sembra di aver intravisto il fantasma errante di Harry Partch.
E forse qualche altro fantasma ben gradito, per esempio il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.
Il percorso si conclude con Tersicore che riutilizza alcuni registri già visti in apertura ma che chiudono in maniera pregevole questa significativa esplorazione. Consigliatissimi.
++++++
Agaspastik, by A spirale, pops out when the actual italian and international free-jazz panorama looks like living a long sleep, - well, actually that's what my/myself and I can't stop complaining, since a while.
Ok, there are some worthy productions out there, but, my own attention still focuses on unquestioned master-works such as Machine Gun by Peter Brotzmann Octet, or Alan Silva's Luna Surface.
So, if you feel close-minded as me, and at the same time You still feel open to lose yourself into some new mystery, translated through resonant sobs, - that's your record.
The first track, Black crack, after a short harsh noise/industrial introduction, turns on a vortex of sound intelerancies, and rhythmical enigma, actually calling back a tradition of free improvvisation that i totally dig.
The following Naja Tripudians has room for a real and mere theater of daily impatience, nervous monologues.
Anyway, à mon avis, the most significant episode is next to the last song, - Kaluli, - where i feel like i saw Harry Partch's wandering ghost.
And maybe some other welcomed ghosts, like Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.
- Last track Tersicore still repeats the reading keys of the first tracks, but it does its work with good style along this delightful exploration.
Warmly recommended.
Feedback:
pall youhideme writes:
Leggevo che uno degli A Spirale ah poi fondato un altro gruppo con il batterista dei One Starving Day, - Strongly Imploded
(04/02/2010 11:45:00 - ip: 89.97....)
Leggevo che uno degli A Spirale ah poi fondato un altro gruppo con il batterista dei One Starving Day, - Strongly Imploded
(04/02/2010 11:45:00 - ip: 89.97....)
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