Ero in strada quando l'ho incontrato, in scooter, nel triangolo delle
Cornude. Che poi quella delle Cornude è una storia che mi ha raccontato
il mio benzinaio cabarettista di fiducia. Uno che per cinque euro di
benzina, allunga il carburante con una barzelletta o un fatto di vita.
Gratuitamente. Chiaro, il tutto è sempre benvenuto, e anche se di
fronte, all'altro lato della strada, un altro benzinaio fa la verde
quasi 10 cent di meno, - no, non vale il mezzo sorriso che quest'altro
mi strappa qua e là.
Per la cronaca, le Cornude erano due tizie ('dù bòne') acchittate per andare a fare l'aperitivo in spiaggia, che si eran fermate a fare carburante da lui, e che stavano scivolando senza freno a mano con la pompa della benzina ancora inserita. 'Ste cornude', quindi cosí le ricordava. La pompa giusta, la situazione sbagliata. Il che gli aveva fatto ricordare la storiella del preservativo che la sera quando deve uscire, non sa che cazzo mettersi. Ho dovuto riderci. Insomma, freddure del genere. Come quel tizio che gli chiese di farsi lavare il lunotto perchè gli ci era caduto il caffè sopra. 'Ma come si fa a buttasse er caffè sul cofano? Che l'ha gettato in retromarcia dal finestrino?'
Poi insomma, un benzinaio, un po' come un tassista, è testimone oculare in più occasioni bizzarre, e non manca di raccontartele. Specie se lavora all'angolo di un incrocio a più semafori.
E oggi, quando mi son imbattuto in questo tizio, mi son voltato per vedere se il mio benzinaio (mio che, poi, che nemmeno sa il mio nome, 'ciao caro') stesse guardando, ma eran le 13: rettilineo deserto, all'ora di pranzo lui se la batte, e lascia un tizio rumeno col cappellino macdonald di guardia, ufficiosamente suo mozzo ufficiale.
Insomma, io sto lí che aspetto il verde per svoltare a sinistra. E alla mia sinistra, perpendicolare, c'è la preferenziale, quando invece sento da lontano arrivarci in picchiata uno scooterone.
Chi lo guida è un matto che sta con una gamba, la destra, fuori, tipo a toccare a pelo d'aria l'asfalto, con le infradito. Casco slacciato, gli sento urlare distante '..orca è bella...'.
No, che orca. Ha detto sòrca. Sta cantando a tono eretto 'la sorca è bella, te lo dice Mirella'.
Ora. Non so come certa gente acquisti tale self-confidence. Dico quella tale libertà mentale, e demen-tale, anzi, demenziale, per cui si slaccia il casco, va in moto a duecento all'ora e canta a squarciagola 'la sorca è bella, te lo dice Mirella'. Forse stava segnando il suo territorio.
In quel momento mi son sentito un po' come Kafka quando racconta dell'incontro di quei due tizi, - Due che passano correndo: uno che rincorre l'altro, e non sa chi dei due dovrebbe aiutare, se l'inseguito o l'inseguitore.
Non che la situazione fosse medesimamente la stessa, ma son sicuro di essermi sentito basito quanto il caro Franz se si fosse accorto di esser uscito nel frattempo in ciabatte. Solo che ai tempi nostri, - burrascosi, anzi de buro, - e con geolocalizzazione Montesacro, Roma.
Il tizio in scooter. Siamo io e lui. E la strada. Nemmeno Kerouac. E poi c'è Mirella.
Insomma, chi è questa Mirella. Veicolo di cupidigia e verità erotica. Lui continua a cantare di Lei, quasi un Dante che se lo mena pensando a Beatrice.
Cioè, non è semplicemente come lo scrivere in un ascensore 'w la figa'. Sai no, te lo leggi da solo, ti fai un risolino tipo a dire 'eh sí, c'ha ragione', ma, chiaro, ragazzi, non si imbrattano gli ascensori cosí.
Invece lui no. Questo tizio mi ha scelto all'alba del meriggio estivo, per condividere il suo Nirvana su Mirella.
E non puoi fare finta di niente. Cioè, puoi farlo, ma è come sentire uno sparo nella notte e non affacciarti nemmeno alla finestra. E magari è solo una marmitta. Invece no, è Mirella.
Una litania, un magico distico, due strofe strofinate e per strofinarsi, dalla rima probabilmente facile, ma magari un motivo c'è, - e stava per scattare il verde, - la verità mi stava per sfuggire - e quindi - non lo so da dove mi è venuto il coraggio - io gli ho chiesto con altrettanto fare indigeno 'aò, chi è sta Mirella?'.
E' tua sorella.
E poi se n'è andato, col rosso ancora pittato sul semaforo, e la me lo dia di 'la sòooorca....' che gli scivolava dietro come polvere di stelle.
Lo devo raccontare al mio benzinaio.
Per la cronaca, le Cornude erano due tizie ('dù bòne') acchittate per andare a fare l'aperitivo in spiaggia, che si eran fermate a fare carburante da lui, e che stavano scivolando senza freno a mano con la pompa della benzina ancora inserita. 'Ste cornude', quindi cosí le ricordava. La pompa giusta, la situazione sbagliata. Il che gli aveva fatto ricordare la storiella del preservativo che la sera quando deve uscire, non sa che cazzo mettersi. Ho dovuto riderci. Insomma, freddure del genere. Come quel tizio che gli chiese di farsi lavare il lunotto perchè gli ci era caduto il caffè sopra. 'Ma come si fa a buttasse er caffè sul cofano? Che l'ha gettato in retromarcia dal finestrino?'
Poi insomma, un benzinaio, un po' come un tassista, è testimone oculare in più occasioni bizzarre, e non manca di raccontartele. Specie se lavora all'angolo di un incrocio a più semafori.
E oggi, quando mi son imbattuto in questo tizio, mi son voltato per vedere se il mio benzinaio (mio che, poi, che nemmeno sa il mio nome, 'ciao caro') stesse guardando, ma eran le 13: rettilineo deserto, all'ora di pranzo lui se la batte, e lascia un tizio rumeno col cappellino macdonald di guardia, ufficiosamente suo mozzo ufficiale.
Insomma, io sto lí che aspetto il verde per svoltare a sinistra. E alla mia sinistra, perpendicolare, c'è la preferenziale, quando invece sento da lontano arrivarci in picchiata uno scooterone.
Chi lo guida è un matto che sta con una gamba, la destra, fuori, tipo a toccare a pelo d'aria l'asfalto, con le infradito. Casco slacciato, gli sento urlare distante '..orca è bella...'.
No, che orca. Ha detto sòrca. Sta cantando a tono eretto 'la sorca è bella, te lo dice Mirella'.
Ora. Non so come certa gente acquisti tale self-confidence. Dico quella tale libertà mentale, e demen-tale, anzi, demenziale, per cui si slaccia il casco, va in moto a duecento all'ora e canta a squarciagola 'la sorca è bella, te lo dice Mirella'. Forse stava segnando il suo territorio.
In quel momento mi son sentito un po' come Kafka quando racconta dell'incontro di quei due tizi, - Due che passano correndo: uno che rincorre l'altro, e non sa chi dei due dovrebbe aiutare, se l'inseguito o l'inseguitore.
Non che la situazione fosse medesimamente la stessa, ma son sicuro di essermi sentito basito quanto il caro Franz se si fosse accorto di esser uscito nel frattempo in ciabatte. Solo che ai tempi nostri, - burrascosi, anzi de buro, - e con geolocalizzazione Montesacro, Roma.
Il tizio in scooter. Siamo io e lui. E la strada. Nemmeno Kerouac. E poi c'è Mirella.
Insomma, chi è questa Mirella. Veicolo di cupidigia e verità erotica. Lui continua a cantare di Lei, quasi un Dante che se lo mena pensando a Beatrice.
Cioè, non è semplicemente come lo scrivere in un ascensore 'w la figa'. Sai no, te lo leggi da solo, ti fai un risolino tipo a dire 'eh sí, c'ha ragione', ma, chiaro, ragazzi, non si imbrattano gli ascensori cosí.
Invece lui no. Questo tizio mi ha scelto all'alba del meriggio estivo, per condividere il suo Nirvana su Mirella.
E non puoi fare finta di niente. Cioè, puoi farlo, ma è come sentire uno sparo nella notte e non affacciarti nemmeno alla finestra. E magari è solo una marmitta. Invece no, è Mirella.
Una litania, un magico distico, due strofe strofinate e per strofinarsi, dalla rima probabilmente facile, ma magari un motivo c'è, - e stava per scattare il verde, - la verità mi stava per sfuggire - e quindi - non lo so da dove mi è venuto il coraggio - io gli ho chiesto con altrettanto fare indigeno 'aò, chi è sta Mirella?'.
E' tua sorella.
E poi se n'è andato, col rosso ancora pittato sul semaforo, e la me lo dia di 'la sòooorca....' che gli scivolava dietro come polvere di stelle.
Lo devo raccontare al mio benzinaio.
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