Sondre Lerche
Live Roma, Circolo degli Artisti, 01/10/2011, ingr. 13 euro
w/ The Young Dreams
| Enantiodromica
Sono arrivata al Circolo alle 21:45, cioè un quarto d'ora prima dell'orario
dichiarato per l'inizio dei concerti, scoprendo, con disappunto, che il
gruppo spalla, gli Young Dreams, avevano già cominciato da più di 20 minuti.
Il risultato, quindi, è stato quello di poter assistere soltanto a un paio di pezzi scarsi di questi giovani e promettenti norvegesi che sembrano essere una versione più fresca e originale dello stesso Sondre Lerche, con la differenza di presentarsi nella formazione di super-gruppo (sono in sette sul palco) a più voci, con elementi poli-strumentisti, come se fossero dei novelli Beach Boys remixati da Washed Out: davvero un peccato averli mancati.
Dopo il consueto cambio-palco, siamo pronti per l'headliner della serata.
Sondre Lerche (che d'ora in poi chiameremo SèndrO, con lievissima pronuncia inglese) si trova a celebrare, ormai, il decimo anno di carriera, portando in tour l'ultima fatica discografica dal titolo omonimo, edita per la Mona Records.
Tra il lontano e fulminante esordio del 2001, con Faces Down, e l'ultimo disco, ci sono stati ben altri quattro album e la collaborazione a un paio di colonne sonore nonché, sempre nel 2011, la partecipazione a una raccolta di cover delle canzoni più famose dei Muppets.
SèndrO è bravo, carino e simpatico, e ama Roma, anche se si lamenta del troppo caldo.
Dice che tutti esaltano Parigi ma, secondo lui, tra Parigi e Roma non c'è storia: molto meglio Roma.
Mi trovo d'accordo, anche se non posso fare a meno di domandarmi, a causa del cinismo che mi contraddistingue ultimamente, se non dica la stessa cosa, al contrario, quando è in tour in Francia.
Vengo, credo, smentita, quando racconta la storia di Coliseum Town, una delle canzoni dell'ultimo album: dice che l'ha scritta proprio qui, in onore della nostra città, quattro anni fa, nel giardino del Circolo degli Artisti, in seguito alla sua prima seria sbronza, e non mi risulta, peraltro, che abbia scritto canzoni ispirate da Parigi.
Poi, lui e il suo trio, un classico basso, tastiere e batteria, ci omaggiano anche con una canzone eseguita in pubblico per la prima volta: I cannot let you go.
Per il resto, non mancano altre canzoni dall'ultimo disco né tutti i pezzi più famosi, collezionati nel corso degli anni, come Sleep on the needles.
L'impressione generale è che, nel tempo, SèndrO rimanga fedele e coerente a se stesso.
E' quello che è sempre stato: il bambino prodigio cresciuto a pane e Prefab Sprout, il ragazzo d'oro della Norvegia con la voce da crooner e un poco di pop-rock anni '60 nelle corde della chitarra, il fratellino più piccolo di Ed Harcourt e Badly Drawn Boy, il cugino nord-europeo di quell'altro raffinato autore pop che è Jon Brion.
E di pop, infatti, si parla. Ben fatto, sofisticato, stucchevole pop, con melodie afferrabili anche se mai (troppo) scontate, molto ben eseguito da un ragazzo grintoso che potrebbe, tranquillamente, reggere la scena anche da solo.
E' bravo, bravissimo, perfetto: mai una stonatura, mai una sbavatura, mai un'incertezza.
E' un elfo impeccabile e non troppo alto che, dalla perfezione della sua (media) altezza, a malapena suda.
O suda profumato.
Una noia mortale.
Tra lo zoccolo duro e agguerrito dei fans, in mezzo al numeroso pubblico, ringrazio nell'ordine: la ragazza norvegese alta due metri e grossa come Liv Tyler incinta, che mi ha chiesto permesso e mi si è piazzata davanti, dopo essermi praticamente montata sopra (se le foto sono quello che sono, prendetevela con lei); la ragazza norvegese dietro di me che mi ha trapassato i reni con la borsa e conficcato i gomiti nel cranio, battendo SEMPRE lo stesso ritmo, anche quando non c'entrava una sega: l'hand-clapping di Rehab di Amy Winehouse (R.I.P.); la ragazza norvegese alla mia sinistra che mi ha urlato nell'orecchio TUTTI i testi di ogni sacrosanta canzone, oltre a incomprensibili parole del suo idioma astruso, con la voce acuta della più stridula delle Critine D'Avena.
Il ragazzo davanti a me, la cui maglietta viola dei Pavement si intonava perfettamente al nuovo colore dei miei capelli, che ha scatenato in me l'esigenza di ricordarmi la melodia di Cut your hair (provateci voi a ricordarvi una canzone dei Pavement con SèndrO che canta sotto) e che mi ha obbligato, per tutto il tempo, a pormi la seguente domanda: che cazzo ci fa uno con la maglietta dei Pavement al concerto di Sondre Lerche?
Young Dreams set
Sondre Lerche set
Il risultato, quindi, è stato quello di poter assistere soltanto a un paio di pezzi scarsi di questi giovani e promettenti norvegesi che sembrano essere una versione più fresca e originale dello stesso Sondre Lerche, con la differenza di presentarsi nella formazione di super-gruppo (sono in sette sul palco) a più voci, con elementi poli-strumentisti, come se fossero dei novelli Beach Boys remixati da Washed Out: davvero un peccato averli mancati.
Dopo il consueto cambio-palco, siamo pronti per l'headliner della serata.
Sondre Lerche (che d'ora in poi chiameremo SèndrO, con lievissima pronuncia inglese) si trova a celebrare, ormai, il decimo anno di carriera, portando in tour l'ultima fatica discografica dal titolo omonimo, edita per la Mona Records.
Tra il lontano e fulminante esordio del 2001, con Faces Down, e l'ultimo disco, ci sono stati ben altri quattro album e la collaborazione a un paio di colonne sonore nonché, sempre nel 2011, la partecipazione a una raccolta di cover delle canzoni più famose dei Muppets.
SèndrO è bravo, carino e simpatico, e ama Roma, anche se si lamenta del troppo caldo.
Dice che tutti esaltano Parigi ma, secondo lui, tra Parigi e Roma non c'è storia: molto meglio Roma.
Mi trovo d'accordo, anche se non posso fare a meno di domandarmi, a causa del cinismo che mi contraddistingue ultimamente, se non dica la stessa cosa, al contrario, quando è in tour in Francia.
Vengo, credo, smentita, quando racconta la storia di Coliseum Town, una delle canzoni dell'ultimo album: dice che l'ha scritta proprio qui, in onore della nostra città, quattro anni fa, nel giardino del Circolo degli Artisti, in seguito alla sua prima seria sbronza, e non mi risulta, peraltro, che abbia scritto canzoni ispirate da Parigi.
Poi, lui e il suo trio, un classico basso, tastiere e batteria, ci omaggiano anche con una canzone eseguita in pubblico per la prima volta: I cannot let you go.
Per il resto, non mancano altre canzoni dall'ultimo disco né tutti i pezzi più famosi, collezionati nel corso degli anni, come Sleep on the needles.
L'impressione generale è che, nel tempo, SèndrO rimanga fedele e coerente a se stesso.
E' quello che è sempre stato: il bambino prodigio cresciuto a pane e Prefab Sprout, il ragazzo d'oro della Norvegia con la voce da crooner e un poco di pop-rock anni '60 nelle corde della chitarra, il fratellino più piccolo di Ed Harcourt e Badly Drawn Boy, il cugino nord-europeo di quell'altro raffinato autore pop che è Jon Brion.
E di pop, infatti, si parla. Ben fatto, sofisticato, stucchevole pop, con melodie afferrabili anche se mai (troppo) scontate, molto ben eseguito da un ragazzo grintoso che potrebbe, tranquillamente, reggere la scena anche da solo.
E' bravo, bravissimo, perfetto: mai una stonatura, mai una sbavatura, mai un'incertezza.
E' un elfo impeccabile e non troppo alto che, dalla perfezione della sua (media) altezza, a malapena suda.
O suda profumato.
Una noia mortale.
Tra lo zoccolo duro e agguerrito dei fans, in mezzo al numeroso pubblico, ringrazio nell'ordine: la ragazza norvegese alta due metri e grossa come Liv Tyler incinta, che mi ha chiesto permesso e mi si è piazzata davanti, dopo essermi praticamente montata sopra (se le foto sono quello che sono, prendetevela con lei); la ragazza norvegese dietro di me che mi ha trapassato i reni con la borsa e conficcato i gomiti nel cranio, battendo SEMPRE lo stesso ritmo, anche quando non c'entrava una sega: l'hand-clapping di Rehab di Amy Winehouse (R.I.P.); la ragazza norvegese alla mia sinistra che mi ha urlato nell'orecchio TUTTI i testi di ogni sacrosanta canzone, oltre a incomprensibili parole del suo idioma astruso, con la voce acuta della più stridula delle Critine D'Avena.
Il ragazzo davanti a me, la cui maglietta viola dei Pavement si intonava perfettamente al nuovo colore dei miei capelli, che ha scatenato in me l'esigenza di ricordarmi la melodia di Cut your hair (provateci voi a ricordarvi una canzone dei Pavement con SèndrO che canta sotto) e che mi ha obbligato, per tutto il tempo, a pormi la seguente domanda: che cazzo ci fa uno con la maglietta dei Pavement al concerto di Sondre Lerche?
Sondre Lerche set
Feedback:
carla82 writes:
matte risate tristi
(15/11/2011 06:24:00 - ip: 78.13....)
matte risate tristi
(15/11/2011 06:24:00 - ip: 78.13....)
annieroses writes:
efficace e divertente report
(03/10/2011 17:34:00 - ip: 2.136....)
efficace e divertente report
(03/10/2011 17:34:00 - ip: 2.136....)
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