Il cristo fluorescente
Haas
(10tx digital release - self-prod. 2014)
| federico immigrato e rifugiato
Nei remoti villaggi della Valle dei Mocheni in Trentino, quando le massicce nevicate invernali interrompevano ogni possibile collegamento con l'esterno, non era escluso che, le salme di chi passava a miglior vita nei periodi più freddi dell'anno, fossero conservati al gelo in soffitta fino a che i sentieri tornassero percorribili per provvedere al funerale e alla sepoltura.
Non sappiamo dove va a sciare il Cristo Fluorescente, né se è il caso di lasciar preventivamente sgombra la nostra cantina per i prossimi momenti difficili. Roma però a volte sembra divisa a compartimenti stagni come neanche si trattasse di quattro chalet in Val Gardena nel gennaio del 1932. Sarà che le attività del buon Simone sono imponderabili e multiformi come la barba al vento himalayano di Reinhold Messner, ma ogni volta che incrociamo il bassista dei Crimen, anche dopo poche settimane, veniamo a conoscenza di novità fitte come una valanga o pregne come se fossero state covate per lunghi mesi in inverni aldilà di qualche Montagna simbolica. Oltre l'esperienza con i Los Bucias, la Loop Music factory e la collaborazione alla colonna sonora del controverso Doll Syndrome di Domiziano Cristopharo, il nostro da ora alla stampe il terzo capitolo del suo personalissimo progetto trance-elettronico omonimo.
Nella copertina del magnifico The Ravededeath 1972, Tim Hecker immortalava la foto di un piano buttato giù dal Massachusetts Institute of Technology. In Haas, il Cristo è come se facesse la radiografia al suo personalissimo dicembre interiore buttato dalla cima della Valle della Morte in Nevada, ma senza la fregola di andare poi a Las Vegas o di farsi la foto da solo.
In alcuni momenti c'è la disperazione o la profondità malata dei Vanessa Van Basten, ma solo se la si pensa ad una variabile cybernetica dalle cose più dirette dei Liars, messe in scaletta per un ballo senza luci e voglia di parlare. Abbiamo apprezzato anche gli altri lavori del Cristo, ma qua c'è una compiutezza pop e malata che fa paura. Non ci stanno cazzi, se Manuli richiama Vincent Gallo per il suo nuovo film, la colonna sonora non può prescindere da questa barba.
Non sappiamo dove va a sciare il Cristo Fluorescente, né se è il caso di lasciar preventivamente sgombra la nostra cantina per i prossimi momenti difficili. Roma però a volte sembra divisa a compartimenti stagni come neanche si trattasse di quattro chalet in Val Gardena nel gennaio del 1932. Sarà che le attività del buon Simone sono imponderabili e multiformi come la barba al vento himalayano di Reinhold Messner, ma ogni volta che incrociamo il bassista dei Crimen, anche dopo poche settimane, veniamo a conoscenza di novità fitte come una valanga o pregne come se fossero state covate per lunghi mesi in inverni aldilà di qualche Montagna simbolica. Oltre l'esperienza con i Los Bucias, la Loop Music factory e la collaborazione alla colonna sonora del controverso Doll Syndrome di Domiziano Cristopharo, il nostro da ora alla stampe il terzo capitolo del suo personalissimo progetto trance-elettronico omonimo.
Nella copertina del magnifico The Ravededeath 1972, Tim Hecker immortalava la foto di un piano buttato giù dal Massachusetts Institute of Technology. In Haas, il Cristo è come se facesse la radiografia al suo personalissimo dicembre interiore buttato dalla cima della Valle della Morte in Nevada, ma senza la fregola di andare poi a Las Vegas o di farsi la foto da solo.
In alcuni momenti c'è la disperazione o la profondità malata dei Vanessa Van Basten, ma solo se la si pensa ad una variabile cybernetica dalle cose più dirette dei Liars, messe in scaletta per un ballo senza luci e voglia di parlare. Abbiamo apprezzato anche gli altri lavori del Cristo, ma qua c'è una compiutezza pop e malata che fa paura. Non ci stanno cazzi, se Manuli richiama Vincent Gallo per il suo nuovo film, la colonna sonora non può prescindere da questa barba.
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In the remote villages of Mocheni Valley, in Trentino, when the massive winter snowfalls used to isolate the community and they lost every connection with the outside world, it was not possible to move anywhere the bodies of those who passed to better life, so, in the coldest times of the year, people used to keep their beloved dead in the cold in attic, until they would haven't had again access to funeral and burial.
We do not know where Cristo Fluorescente likes to go skiing, or if the case we leave some room in advance in our cellar, for the hard times to come.
Rome, however, sometimes seems to be divided in silos, like four chalets in Val Gardena in 1932. Maybe, it's because Simone's production is imponderable and varied as Reinhold Messner's beard exposed to the Himalayan wind, but every time we meet Crimen's bass player, even after a few weeks, we learn of dense news, like an avalanche, or freighted as if they were were incubated for long Winter months in a symbolic mountain.
Besides his collaboration with Los Bucias, the Loop Music factory and his participation to the O.S.T. Doll Syndrome of controversial Domiziano Cristopharo, Simone now releases the third chapter of his personal trance-electronic project.
On the cover of the magnificent The Ravededeath 1972, Tim Hecker immortalized a picture of a piano, knocked down from the Massachusetts Institute of Technology. In Haas, il Cristo is as if it was an X-ray picture of his personal inner December, thrown from the top of Death Valley in Nevada, but with no rush of going to Las Vegas, or to make a selfie.
In a few moments, you can sense the despair or sick depth of Vanessa Van Basten, but only if you think of a cybernetic variable from the most direct tracks from Liars, put in a tracklist for a dance without lights, and more in the mood to talk. We also enjoyed the other works of the Cristo, but here's a pop perfection that is scary and sick. No way, if Manuli calls again Vincent Gallo for his new movie, the soundtrack would not be believable without this beard .
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