Assisto alla prima delle due date del Roma Pop Fest 2014 al Traffic, a Tor Sapienza, quartiere periferico e, in questo lunedí di giugno, anche piuttosto uggioso.
In realtà il mio arrivo coincide con l'esibizione dei The Fucking Shalalalas, giovine duo indie-folk romano. Chitarra acustica per Lui, violino per Lei. Due voci. Piacevoli anche se non molto originali. Sospesi tra indiepop e indiefolk. Echi belleandsebastiani, sapori svedesi, insomma, malinconie dolci supportate da non pochi fan che sanno addirittura i testi delle canzoni a memoria.
Il pubblico è composto da ben oltre un centinaio di persone. Prevalentemente universitari neo-indaroli, presi molto bene dalla situazione musicale, anche se bagnaticci e interessati anche dal bancone alcolico e dalle sigarette.
Subentrano alle undici inoltrate i Fear of men. Band di cui assolutamente ignoravo l'esistenza. Scopro dopo poco che sono inglesi. Sono in quattro e sin dalla prima canzone rimango impressionato dalla compattezza live, dalla qualità del suono e dalla voce intonatissima e piacevolissima della cantante. Melodie accattivanti a ritmi medio-sostenuti, di marca pop wave à la Heavenly, Stereolab e Lush. Insomma scuola indiepop inglese di fine '80 primi '90, con pizzichi gaze e drampop. Diciamo che la qualità del cantato potrebbe addirittura ricordare i Beach House. Complimenti vividi.
Sotto la pioggia, dopo l'ennesima pausa, rientro per assistere al gruppo principale, niente poco di meno che i The Pains Of Being Pure At Heart. Ma dopo avere assistito alle prime due canzoni subentra la stanchezza che mi fa andare dritto dritto a casa.
D'altronde il gruppone della serata alla fine già me l'ero inaspettatamente goduto.
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