Irvine Welsh
La vita sessuale delle gemelle siamesi
[432 pp - Guanda, 2014]
| federico immigrato e rifugiato
Nel suo ultimo libro, La vita sessuale delle gemelle siamesi, Irvine Welsh ironizza sul fatto che quasi tutti, prima o poi, ammettono di voler fare gli scrittori. Se si pubblicasse ogni romanzo concepito sullo sgabello di un bar - puntualizza - non resterebbe nemmeno un albero su tutta la terra di Dio.
Più o meno siamo d'accordo, ma sappiamo anche che se togliessimo tutti i romanzi in cui c'è almeno una scena di sbronza, sesso sciatto, risse o mortificazione sociale, probabilmente rimarrebbe con tanta desertificazione in mano pure lui.
Dopo Trainspotting, l'esordio che lo catapultò sul trono della famigerata chemical generation, l'autore non si è schiodato di un centimetro da certe ambientazioni tossiche e le transaminasi alte. Più che a nausearci però, a forza parlare di pasticche, alcool dozzinale e disfunzioni affettive, Welsh ha indotto pure a noi una specie di assuefazione inconscia e compulsiva per i suoi racconti. Pur facendoci sprofondare sempre negli stessi vizi, l'ex spazzino scozzese riesce a creare una familiarità con i suoi personaggi e la loro resistenza al male che non ha molti eguali nella letteratura indie britannica.
Dopo la sua personalissima versione junkie-sadica di Dorian Gray con i Segreti erotici dei grandi chef e aspettando anche in Italia l'uscita della versione cinematografica de Il Lercio abbiamo accolto con piacere e manica arrotolata il suo nuovo La vita sessuale delle gemelle siamesi.
Ambientando il romanzo in una Miami iper-salutista e palestrata, Welsh predispone un contrasto luminoso e accecante rispetto ai gusci della Corea a cui solitamente ci aveva abituato. Paradossalmente, inscenando corpi cosí nudi di fronte ai vetri dei centri benessere, fa ancora meno fatica a sviscerarne manie e dipendenze. Tutti gli shock della vita di Lucy Brennan sono caleidoscopizzati in un pov molto più estremo e deviato di Smack my bitch up dei Prodigy.
Welsh non sente la mancanza di Edimburgo si è adattato platealmente alla TV di Miami. Inutile dire che la sua personalissima assuefazione ai reality e ai Breaking news trash statunitense ha prodotto qui la sublimazione più cruda e violenta. Ne La vita sessuale delle gemelle siamesi, Welsh abbandona le iperboli e i meccanismi di coscienza memorabili di Colla, per dedicarsi ad una scrittura più veloce e diretta. Sviluppando il rapporto controverso tra Lucy e Lena, l'autore esorcizza in modo folgorante l'odierno concetto di dipendenza e controllo nella Florida. Se si pensa ai recenti casi di cronaca con i sequestri e le prigionie durate anni, alcune pagine hanno davvero un riflesso agghiacciante e fanno quasi pensare al tremendo Cargo 200 di Aleksej Oktjabrinovič Balabanov. Con questo ennesimo capitolo forse Welsh assorbe e somatizza più del dovuto il concetto di serialità nel senso di trasmissione tv a episodi, ma il suo punto di vista riesce a sintetizzare in modo ancora efficace quello che succede nei cessi di Miami e che nessuna Lonely Planet racconterà mai.
Più o meno siamo d'accordo, ma sappiamo anche che se togliessimo tutti i romanzi in cui c'è almeno una scena di sbronza, sesso sciatto, risse o mortificazione sociale, probabilmente rimarrebbe con tanta desertificazione in mano pure lui.
Dopo Trainspotting, l'esordio che lo catapultò sul trono della famigerata chemical generation, l'autore non si è schiodato di un centimetro da certe ambientazioni tossiche e le transaminasi alte. Più che a nausearci però, a forza parlare di pasticche, alcool dozzinale e disfunzioni affettive, Welsh ha indotto pure a noi una specie di assuefazione inconscia e compulsiva per i suoi racconti. Pur facendoci sprofondare sempre negli stessi vizi, l'ex spazzino scozzese riesce a creare una familiarità con i suoi personaggi e la loro resistenza al male che non ha molti eguali nella letteratura indie britannica.
Dopo la sua personalissima versione junkie-sadica di Dorian Gray con i Segreti erotici dei grandi chef e aspettando anche in Italia l'uscita della versione cinematografica de Il Lercio abbiamo accolto con piacere e manica arrotolata il suo nuovo La vita sessuale delle gemelle siamesi.
Ambientando il romanzo in una Miami iper-salutista e palestrata, Welsh predispone un contrasto luminoso e accecante rispetto ai gusci della Corea a cui solitamente ci aveva abituato. Paradossalmente, inscenando corpi cosí nudi di fronte ai vetri dei centri benessere, fa ancora meno fatica a sviscerarne manie e dipendenze. Tutti gli shock della vita di Lucy Brennan sono caleidoscopizzati in un pov molto più estremo e deviato di Smack my bitch up dei Prodigy.
Welsh non sente la mancanza di Edimburgo si è adattato platealmente alla TV di Miami. Inutile dire che la sua personalissima assuefazione ai reality e ai Breaking news trash statunitense ha prodotto qui la sublimazione più cruda e violenta. Ne La vita sessuale delle gemelle siamesi, Welsh abbandona le iperboli e i meccanismi di coscienza memorabili di Colla, per dedicarsi ad una scrittura più veloce e diretta. Sviluppando il rapporto controverso tra Lucy e Lena, l'autore esorcizza in modo folgorante l'odierno concetto di dipendenza e controllo nella Florida. Se si pensa ai recenti casi di cronaca con i sequestri e le prigionie durate anni, alcune pagine hanno davvero un riflesso agghiacciante e fanno quasi pensare al tremendo Cargo 200 di Aleksej Oktjabrinovič Balabanov. Con questo ennesimo capitolo forse Welsh assorbe e somatizza più del dovuto il concetto di serialità nel senso di trasmissione tv a episodi, ma il suo punto di vista riesce a sintetizzare in modo ancora efficace quello che succede nei cessi di Miami e che nessuna Lonely Planet racconterà mai.
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