Chi conosce bene Neil Young ricorderà che Waterface negli Stati Uniti è anche il tipico soprannome di quel genere di cliente che, al bancone, invece di ordinare un corposo drink alcolico, chiede di solito un bicchier d'acqua, che poi nemmeno pagherà.
Gli Uragano forse non hanno scritto in faccia cosa prenderanno da bere, se suonano a tutto volume però, potrebbero complicare molto di più la vita a tutti i baristi dei locali di dove gli capiti di esibirsi.
Quando siamo riusciti a vedere i grandissimi La Quiete dal vivo, non ci è mai passato per la mente di abbandonare il set per andare a chiedere un Negroni o un latte caldo.
Certo è che ordinare anche una sola birra mentre si suona Fiori neri per Ivan Illich nelle vicinanze deve esser un gran bel bucio di culo.
Parimenti, se mai capitassimo a Codogno, Lonigo, e Imperia i prossimi 16, 17 e 24 ottobre e il palco fosse vicino al bancone difficilmente proveremmo a prendere qualcosa mentre si contorcono lí live gli Uragano.
Un po' perché è umanamente impossibile strillare più di loro, secondo perchè Vomito e Gabbiani sono obiettivamente due bei pezzi e vale goderseli tutti di fila.
Il terzetto si trova perfettamente a suo agio tra le coordinate di Daitro ed Endless Inertia, e questo li pone automaticamente nel giro delle nostre band preferite di sempre.
Oltre al fragore e la furia cinetica, poi, in questo EP, i nostri dimostrano di aver studiato una potenza glaciale per le loro chitarre che ricorda molto quella dei Breach di It's me God.
Detto questo, troviamo che i frangenti del lavoro che ci colpiscono di più sono sicuramente le aperture melodiche di Inferno e se gli Uragano lavorassero di più su quelle potrebbero trovare una quadratura letale.
Dire qualcosa mentre si è rapiti dall'uragano poi, ecco l'unico fatto che possa compensarmi di non essere io l'uragano.
Gli Uragano forse non hanno scritto in faccia cosa prenderanno da bere, se suonano a tutto volume però, potrebbero complicare molto di più la vita a tutti i baristi dei locali di dove gli capiti di esibirsi.
Quando siamo riusciti a vedere i grandissimi La Quiete dal vivo, non ci è mai passato per la mente di abbandonare il set per andare a chiedere un Negroni o un latte caldo.
Certo è che ordinare anche una sola birra mentre si suona Fiori neri per Ivan Illich nelle vicinanze deve esser un gran bel bucio di culo.
Parimenti, se mai capitassimo a Codogno, Lonigo, e Imperia i prossimi 16, 17 e 24 ottobre e il palco fosse vicino al bancone difficilmente proveremmo a prendere qualcosa mentre si contorcono lí live gli Uragano.
Un po' perché è umanamente impossibile strillare più di loro, secondo perchè Vomito e Gabbiani sono obiettivamente due bei pezzi e vale goderseli tutti di fila.
Il terzetto si trova perfettamente a suo agio tra le coordinate di Daitro ed Endless Inertia, e questo li pone automaticamente nel giro delle nostre band preferite di sempre.
Oltre al fragore e la furia cinetica, poi, in questo EP, i nostri dimostrano di aver studiato una potenza glaciale per le loro chitarre che ricorda molto quella dei Breach di It's me God.
Detto questo, troviamo che i frangenti del lavoro che ci colpiscono di più sono sicuramente le aperture melodiche di Inferno e se gli Uragano lavorassero di più su quelle potrebbero trovare una quadratura letale.
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