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Trigemino

w/ Marmaduke

https://www.inkoma.com/k/2131

live @ sinister noise, 25 giugno 2009

 | Federico Immigrato e Rifugiato
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Avevamo deciso di andare a vedere i Trigemino già da qualche settimana. La perplessità che ci aveva lasciato la locandina del concerto previsto la stessa sera all'Init ci ha convinto ancora di più a non cambiare idea proprio all'ultimo minuto.  
Arrivati al Sinister Noise scoprire che il locale era quasi pieno, ci ha fatto piacere quasi come testare che la temperatura dell'aria condizionata al piano di sotto era ad un livello semplicemente siderale.
Non conoscevamo affatto i Marmaduke, pochi minuti di associazioni mentali e vibrazioni lisergiche però ci hanno aiutato a riconoscere in questa formazione molti componenti di quelli che prima erano i Victorians
Rispetto a quel progetto, tutta la componente sixties sembra sicuramente calata molto più in una dimensione psichedelica e spaziale. 
La scelta di rinunciare del tutto alle chitarra per concentrare la forza delle trame compositive a l'organo e a un basso cibernetico e astronomico, rende a nostro modo di vedere, molto più viscerale tutto l'impatto della loro esibizione live.
Il riferimento alla scuola britannica rimane sempre inequivocabile, ammettiamo di apprezzare molto però il loro amore per Caravan, Pretty Things e Mr. Barrett.  
Vederli presto dal vivo assieme agli enormi Enormous sarebbe sicuramente il modo migliore per ricordare la recente scomparsa del leader dei Seeds o per colmare la nostra distanza temporale da Cantebury.
A proposito di Enormous e di dipendenze positive dall'effetto wah-wah benvenuti ai Trigemino. Cosí come nel caso degli A modern safari, devo ribadire che sono un fan sia del loro passato hc (praticamente rappresentano parte di una delle 200 formazioni che ha girato intorno al fulcro dei Meltdown) che del loro presente più attuale.
Rispetto ai Marmaduke i Trigemino rimangono senz'altro nell'ambito di una psichedelica legata agli anni settanta, ma abbandonano del tutto la componente britannica per  una dimensione molto più nera, cinematica e tettona.
The chase a me fa pensare a un pezzo da Blues for the red sun in chiave Funk, ma anche a tutto l'immaginario dei Blue Cheer.
Il loro approccio strumentale comunque apre ancora di più la sfera di tutte le loro influenze, sono in tre, ma sudano come tutta l'orchestra al completo di Eumir Deodato.


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