Michael Muhammad Knight
Islampunk
(Titolo originale ''The Taqwacores'' - Newton Compton, 318 pp - €9,90)
| mike thumb
In America non c'è solo l'Islam degli Imam e della Jihad. C'è anche un Islam che cerca di rinnovarsi, pur non rinnegando le proprie radici culturali.
E' quello che ci svela Michael Muhammad Knight, classe 1977, che si definisce scrittore americano islamico progressista.
Si è convertito all'Islam all'età di 15 anni ma tra le sue influenze giovanili spicca anche il rap dei Public Enemy.
Ha studiato l'Islam in Pakistan e ha abbandonato gli studi per partecipare alla jihad in Cecenia.
Contro l'Islam più integralista ha già scritto e diffuso in fotocopie due libri ed Islampunk è il suo primo romanzo ufficiale.
Inizialmente ci si trova disorientati da come i personaggi vengano caratterizzati: una comune di punk con mohawk policromi dediti al consumo di alcol e droghe che trasformano il salotto di casa loro in una moschea improvvistata per la preghiera del venerdí, una studentessa femminista col burqua tappezzato da decine di toppe di band hardcore e cosí via.
Tutti personaggi di fantasia, of course, ma il movimento a cui si ispirano è assolutamente reale.
Quello che ne esce è un ritratto molto vitale e dinamico di un contesto tradizionalmente conservatore. L'Islam può essere tutto ciò che vuoi... può addiritura vestire i panni del nichilismo punk.
Per la prima volta viene fatta menzione della scena punk islamica americana, il Taqwacore per l'appunto: neologismo che unisce la parola Taqwa (che rappresenta il concetto di amore e timore nei confronti di Allah) al termine anglosassone hardcore.
Si tratta di un universo profondamente sommerso e marginale, una sottocultura che include ulteriori ed innumerevoli sottoculture: basti pensare al fatto di essere musulmano negli Usa, ed in più essere un amante del punk e magari, addirittura, essere omosessuale.
Le giornate scandite da disquisizioni su ciò che è “Halal” o “Haram” (ovvero “permesso” e “non ammesso” dalla dottrina), dai momenti da dedicare alla preghiera, da bislacche teorie su vagabondi sufi camionisti, al margine hanno costantemente la musica di Minor Threat, UK Subs ma anche quella di bands propriamente Taqwacore dagli improbabili nomi (Osama Bin Laden's Tunnel Diggers, Vote Hezbollah, The Kominas, Bilal's Boulder e addirittura una band femminile che si fa chiamare The Infibulateds).
Il fatto che negli USA il libro di Knight sia diventato un caso, non solo a livello editoriale, ma anche sociologico è stato testimoniato dalla realizzazione di un documentario che annuncia la nascita del punk islamico e che, per l'appunto, prende il nome di “Taqwacore: the birth of punk Islam”.
Libro consigliatissimo a tutti coloro che sono particolarmente interessati agli sviluppi del punk contemporaneo ma anche a chi di punk mastica poco ma vuole avere un punto di vista obliquo ed originale sull'odierna società americana.
E' quello che ci svela Michael Muhammad Knight, classe 1977, che si definisce scrittore americano islamico progressista.
Si è convertito all'Islam all'età di 15 anni ma tra le sue influenze giovanili spicca anche il rap dei Public Enemy.
Ha studiato l'Islam in Pakistan e ha abbandonato gli studi per partecipare alla jihad in Cecenia.
Contro l'Islam più integralista ha già scritto e diffuso in fotocopie due libri ed Islampunk è il suo primo romanzo ufficiale.
Inizialmente ci si trova disorientati da come i personaggi vengano caratterizzati: una comune di punk con mohawk policromi dediti al consumo di alcol e droghe che trasformano il salotto di casa loro in una moschea improvvistata per la preghiera del venerdí, una studentessa femminista col burqua tappezzato da decine di toppe di band hardcore e cosí via.
Tutti personaggi di fantasia, of course, ma il movimento a cui si ispirano è assolutamente reale.
Quello che ne esce è un ritratto molto vitale e dinamico di un contesto tradizionalmente conservatore. L'Islam può essere tutto ciò che vuoi... può addiritura vestire i panni del nichilismo punk.
Per la prima volta viene fatta menzione della scena punk islamica americana, il Taqwacore per l'appunto: neologismo che unisce la parola Taqwa (che rappresenta il concetto di amore e timore nei confronti di Allah) al termine anglosassone hardcore.
Si tratta di un universo profondamente sommerso e marginale, una sottocultura che include ulteriori ed innumerevoli sottoculture: basti pensare al fatto di essere musulmano negli Usa, ed in più essere un amante del punk e magari, addirittura, essere omosessuale.
Le giornate scandite da disquisizioni su ciò che è “Halal” o “Haram” (ovvero “permesso” e “non ammesso” dalla dottrina), dai momenti da dedicare alla preghiera, da bislacche teorie su vagabondi sufi camionisti, al margine hanno costantemente la musica di Minor Threat, UK Subs ma anche quella di bands propriamente Taqwacore dagli improbabili nomi (Osama Bin Laden's Tunnel Diggers, Vote Hezbollah, The Kominas, Bilal's Boulder e addirittura una band femminile che si fa chiamare The Infibulateds).
Il fatto che negli USA il libro di Knight sia diventato un caso, non solo a livello editoriale, ma anche sociologico è stato testimoniato dalla realizzazione di un documentario che annuncia la nascita del punk islamico e che, per l'appunto, prende il nome di “Taqwacore: the birth of punk Islam”.
Libro consigliatissimo a tutti coloro che sono particolarmente interessati agli sviluppi del punk contemporaneo ma anche a chi di punk mastica poco ma vuole avere un punto di vista obliquo ed originale sull'odierna società americana.
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not yet, probably nobody cares, or nobody cared enough to tell something. Also: nobody reads komakino.
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