Chocolate Starfish
w/ The Provincials + Steddie & the buried Marylins
live @ sinister noise 16/02/2010
| federico immigrato e rifugiato
Prima di uscire abbiam letto da qualche parte che se non si conosce veramente la serie di Fibonacci
è impossibile apprezzare del tutto la conformazione di una pigna.
Forse era una battuta, ma mentre mi avviavo al Sinister Noise più che rammaricami di aver dimenticato l'ombrello, ho rimpianto di non essermi mai iscritto a fisica.
Il segreto del rock'n roll è altrettanto oscuro forse, ma almeno serve solo un'orecchio, a volte anche mezza budella per farselo amico.
Se non avete disabilitato il linguaggio html su myspace, già sarete venuti a conoscenza coatta delle serate della Dead Music sul vostro profilo. Per motivi di consanguignità non potrei dire oltre. Siamo sempre stati avventori abbastanza distratti dei dj-set a Roma, in realtà mi è sempre bastato che si passasse almeno un pezzo degli Smiths per tornare a casa soddisfatto.
Cosí come altri maestri di cerimonia del sinister o la stessa Severin però, apprezziamo molto questa impostazione quasi da trasmissione radiofonica propedèutica di tutte le loro scalette.
Se si assecondano troppo i singoloni nostalgici del resto magari c' è sempre il rischio di metterla sul toretta style. Loro non ci cascano mai. La pioggia aveva fatto già stipare tutti nel locale.
Il live-set upstairs di Steddie & the Buried Marilyns però ha avvicinato i presenti ancora di più verso il balcone.
In realtà tutte le volte che sento qualcuno cantare in italiano, mi viene voglia di andare a finire i compiti di fisica che avevo lasciato insoluti ai tempi del liceo.
Tanto più che ero sicuro che il buon Stefanino avesse un repertorio in Inglese. Il rock'n roll del nostro però è talmente misantropo e determinato che c'è lo sbatte in testa con lo stesso incedere che potrebbe riservarci per tirarci delle pigne o gli appunti copiati male su Fibonacci. Se non sbaglio comincia con una dedica al tema di Rocky Horror Picture e poi altri a Buddy Holly.
Penso che ricapiteranno frequentemente altre sue performance qui al Sinister, noi non mancheremo mai.
Dopo poco comincia anche il concerto al piano di sotto. Vecchie frequentazioni numetallare, mi fanno associare il nome dei Chocolate Starfish ad un vecchio disco dei Limp Bizkit, ma in realtà non si tratta di niente del genere. Sul loro myspace avevo apprezzato la chiave psycho e cryptica del loro garage. Vedendoli salire il palco in tre, due chitarre e batteria, il collegamento con Jon Spencer sarebbe stata sin troppo facile.
In realtà la mettono sulla caciara cianotica, per un'attimo mi hanno ricordato l'esibizione degli incredibili New Bomb Turks di secoli fa al Forte, ma poi i mocassini in vernice lucida senza calzini di uno di loro mi han fatto voglia di mettere i piedi a bagno in una pozzanghera di fuori, bravi comunque.
Sempre sul versante rock'n roll ma appena un pò più glam I Provincials da Salerno. Non perchè il bassista era in tenuta da Babbo Natale bastardo (gran film), ma i nostri ci hanno fatto pensare a in quali avventure si potrebbero buttare oggi i/le New York Dolls se avessero vent'anni.
Forse si farebbero rapine nei supermercati di H&M.
Pur avendo tre chitarre i nostri regolano bene i volumi e gli arrangiamenti pur immolandosi al casino e al divertimento.
Forse non vorremmo usare i termini sbagliati, ma paradossalmente hanno quel tipo di autocontrollo sonico che può consentirgli qualsiasi eccesso sul Palco. Purchè non si tratti di Pigne.
Forse era una battuta, ma mentre mi avviavo al Sinister Noise più che rammaricami di aver dimenticato l'ombrello, ho rimpianto di non essermi mai iscritto a fisica.
Il segreto del rock'n roll è altrettanto oscuro forse, ma almeno serve solo un'orecchio, a volte anche mezza budella per farselo amico.
Se non avete disabilitato il linguaggio html su myspace, già sarete venuti a conoscenza coatta delle serate della Dead Music sul vostro profilo. Per motivi di consanguignità non potrei dire oltre. Siamo sempre stati avventori abbastanza distratti dei dj-set a Roma, in realtà mi è sempre bastato che si passasse almeno un pezzo degli Smiths per tornare a casa soddisfatto.
Cosí come altri maestri di cerimonia del sinister o la stessa Severin però, apprezziamo molto questa impostazione quasi da trasmissione radiofonica propedèutica di tutte le loro scalette.
Se si assecondano troppo i singoloni nostalgici del resto magari c' è sempre il rischio di metterla sul toretta style. Loro non ci cascano mai. La pioggia aveva fatto già stipare tutti nel locale.
Il live-set upstairs di Steddie & the Buried Marilyns però ha avvicinato i presenti ancora di più verso il balcone.
In realtà tutte le volte che sento qualcuno cantare in italiano, mi viene voglia di andare a finire i compiti di fisica che avevo lasciato insoluti ai tempi del liceo.
Tanto più che ero sicuro che il buon Stefanino avesse un repertorio in Inglese. Il rock'n roll del nostro però è talmente misantropo e determinato che c'è lo sbatte in testa con lo stesso incedere che potrebbe riservarci per tirarci delle pigne o gli appunti copiati male su Fibonacci. Se non sbaglio comincia con una dedica al tema di Rocky Horror Picture e poi altri a Buddy Holly.
Penso che ricapiteranno frequentemente altre sue performance qui al Sinister, noi non mancheremo mai.
Dopo poco comincia anche il concerto al piano di sotto. Vecchie frequentazioni numetallare, mi fanno associare il nome dei Chocolate Starfish ad un vecchio disco dei Limp Bizkit, ma in realtà non si tratta di niente del genere. Sul loro myspace avevo apprezzato la chiave psycho e cryptica del loro garage. Vedendoli salire il palco in tre, due chitarre e batteria, il collegamento con Jon Spencer sarebbe stata sin troppo facile.
In realtà la mettono sulla caciara cianotica, per un'attimo mi hanno ricordato l'esibizione degli incredibili New Bomb Turks di secoli fa al Forte, ma poi i mocassini in vernice lucida senza calzini di uno di loro mi han fatto voglia di mettere i piedi a bagno in una pozzanghera di fuori, bravi comunque.
Sempre sul versante rock'n roll ma appena un pò più glam I Provincials da Salerno. Non perchè il bassista era in tenuta da Babbo Natale bastardo (gran film), ma i nostri ci hanno fatto pensare a in quali avventure si potrebbero buttare oggi i/le New York Dolls se avessero vent'anni.
Forse si farebbero rapine nei supermercati di H&M.
Pur avendo tre chitarre i nostri regolano bene i volumi e gli arrangiamenti pur immolandosi al casino e al divertimento.
Forse non vorremmo usare i termini sbagliati, ma paradossalmente hanno quel tipo di autocontrollo sonico che può consentirgli qualsiasi eccesso sul Palco. Purchè non si tratti di Pigne.
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