Edible Woman
Musica mangiabile sino all'ultima unità indivisibile
Piacciono anche a Julian.
| pall youhideme
My apologies, this interview is in italian, - but, it should be sufficient to You the fact that mr. Julian Cope decided to feature in His mailorder Edible Woman's past record The Scum Album, - that 'enough' to jump and give a listen to this excellent indie power trio..
***
E' bello quando scopri che un Gruppo che Ti piace sa anche leggere e scrivere, - cioè, quando le risposte sono più interessanti delle domande, - il che, con me, non è difficile in effetti: cmq sia, è il caso degli Edible Woman, al terzo disco, tre è anche il numero dell'organico della line-up, nonchè tre è il numero dei mesi che ho impiegato per capire che su questo disco canta Andrea, ma che gli amici lo chiamano Sandro, - o forse è il contrario, - e che è il fratello di Luca, - che ora suona canta da un'altra parte, - oddio, mi sa che mi ci vuole un altro mese.. insomma, mi sono perso gli ultimi loro due concerti a Roma, e sarebbe stato tutto più facile.. bon, leggete e aiutatemi a capire voi..
***
komakino. Siete arrivati al terzo disco su etichetta, - non è mica poco in Italia. Tra l'altro di etichette indie, ve ne siete 'girate' diverse, - e se non ricordo male, siete riusciti anche a farvi qualche data in Europa.. insomma, in questi anni di attività, vi siete fatti una vostra idea sul come stanno musicalmente le cose in Italia?
Andrea (aka Sandro, basso e voce Edible Woman, ndk): Sí, abbiamo sedotto e siamo stati abbandonati più volte, eheh.
Inizialmente è stato Michele di Psychotica records a credere in noi, il fatto di essere riusciti dopo pochissimi tentativi a trovare un'etichetta è stata una grande iniezione di fiducia. Psychotica lavorava bene, almeno a quanto mi ricordo; devo ammettere una certa naiveté all'epoca, mi capitavano tournée in mano e neanche mi rendevo conto di chi le organizzasse. Mi sembrava normale, e forse lo è, che un musicista pensi solo alla musica, davo per scontato i concerti in Italia con band interessanti e gente interessata, aver suonato in Francia con Thermals, Karate, in bellissimi localii... Col secondo disco, quando l'appoggio di Michele è venuto meno – perché la vita chiede sempre molto – mi sono reso conto di quanto sia difficile e necessario il lavoro di un'etichetta, cui mi sono / ci siamo spesso dovuti sostituire o che abbiamo dovuto integrare nella semplice spedizione dei promo, nell'organizzazione delle date, etc.... In quel periodo Bloodysound, Ame records ci hanno molto aiutato, soprattutto nel consolidare la nostra “base”, ma appunto ci siamo dovuti sobbarcare tanto lavoro, io ho lavorato per quasi un anno esclusivamente al gruppo, senza risparmio. E senza alcun introito. Ma riuscendo ad ottenere molti apprezzamenti e diversi giri all'estero.
Ora è una favola, davvero. Sleeping star ha lavorato molto bene in promozione e ha amato il disco da subito, con la sua poetica, la sua grafica, il suo suono. Tutte scelte nostre.
Personalmente penso che la dicotomia artista etichetta esisterà sempre, il musicista pretenderà sempre di più dalla propria label, qualsiasi sia il lavoro fatto, ma il segreto, credo di aver capito, è appunto rimboccarsi le maniche e lavorare al di là di quanto l'etichetta faccia per te. Quindi riassumendo io credo che in Italia ci siano tanti uomini di buona volontà, chi lavora benissimo, chi benino, chi riesce a dedicarsi anima e corpo, chi vuole fare anche le vacanze con la fidanzata, etc... Credo anche che ci sia buona musica, senz'altro. Forse il problema più grande è la personalità di chi ascolta piuttosto di chi suona, un sacco di gente cerca suoni riconoscibili, la soglia di attenzione media generale è bassa.
E' però una guerra che è bello combattere, che dà tantissime soddisfazioni.
komakino. Spesso m'imbatto in storie dove in un locale 'indie' il gruppo suona gratis e il dj si prende 200 euro.
Andrea: Mah... Certo i cachet spesso sono bassi, ma io preferirei comunque suonare per 100 euro in una serata in cui ho un buon feedback dal pubblico, piuttosto che prendere tanti più soldi e avere l'impressione di scopare con un morto... ovviamente questa parte dell'intervista i gestori dei locali non potranno usarla come scusa per offerte ridicole, ok?!?!
Se il dj prende più di un gruppo è perché molte persone cercano appunto musica riconoscibile, quindi ovviamente non darei la colpa ai dj, ma semmai al pubblico, o al limite al locale che ha educato poco all'ascolto i suoi avventori.
komakino. Qual è la storia dietro il titolo del disco? Everywhere At Once, manie di obiquità?
Andrea: Sí. Un sogno. L'idea è quella di un quasi-concept album che cerchi di essere ovunque, ossia coeso a livello di poetica, ma il più mobile possibile a livello di soluzioni musicali e produttive, di arrangiamento. Io vedo il nostro disco e ancora di più il nostro “discorso artistico” (blah!) come una monade e non come un monolite. Un'unica palla onnicomprensiva dove le varie sfaccettature possano coesistere e possano avere dignità, non annullarsi. E' anche un'idea politica che definirei spinoziana, la speranza di essere (noi) degli uomini pronti ad esaltare e a godere delle differenze. Tutto ciò nel disco è come osservato e descritto dall'alto, in volo.
komakino. Quanto sono durate le cose, tra registrazioni, mix, master? No, perchè spesso è come quando si guarda un quadro: uno gli dedica magari 3 minuti, ma all'autore gli ci è voluto magari un mese o addirittura un anno per finire tutto.
Nicola (batteria Edible Woman, ndk): Direi tre anni a disco circa. Non scherzo, per noi il processo è lungo e complicato: prima cosa dobbiamo affrontare i cambi di line up e reinventarci come musicisti partendo da quello che rimane, poi spesso bisogna trovare una nuova sala prove, poi si inizia con la composizione vera e propria, si abita a km di distanza, tutti abbiamo lavori “normali” e bisogna lavorare via internet, in furgone, al cesso, ovunque e in ogni momento (tac, citazione). Goran Sarajlic (un pezzo del disco ndr) ad esempio è nata interamente nel tragitto tra casa mia ed il mio ufficio, durante un viaggio in motorino... Arrivato in ufficio mi son fiondato a scriverlo e a registrare la melodia sul mio computer prima di dimenticarmi tutto, scritta mail al gruppo e via per rifinire gli arrangiamenti... Altri pezzi vengono da letture, sogni, idee personali, giochi, arrivano già pronti o ci mettono 2 anni a trovare una forma (The Shadows Of Doubt) oppure semplicemente te li trovi sul disco (non sto a spiegarvi, ma parlo di Slightly Shifted) Dopo avere finito la composizione si inizia a cercare qualcuno che condivida l'idea del disco per produrlo e registrarlo, che sia disposto a fare i sacrifici che facciamo noi, poi si cerca dove registrarlo senza dovere accendere un mutuo (sono tutti dischi autoprodotti), e tra registrazioni, mixaggi e master va via generalmente un anno sano sano... In tutto questo si cerca l'etichetta, si fanno le grafiche, si cerca di vivere... Decisamente quei 3 minuti ci costano molto caro, ma non vorrei altro dalla vita se non sentire quel pezzo finito come lo avevo in testa.
komakino. Ma chi è Goran Sarajlic?
Nicola: Goran Sarajlic è un simbolo, o meglio, è una persona reale, in carne ed ossa che si è fatta simbolo... è un nostro caro amico, ex mio coinquilino, originario di Sarajevo e che vi ha vissuto fino a quando non è riuscito a scappare dall'assedio che l'ha paralizzata, umiliata per 4 anni... Uno dei momenti più bassi della storia contemporanea, un simbolo della condizione pietosa in cui è ridotta la nostra società, la società del vedere, della comunicazione, una società che è stata a guardare (letteralmente, ve li ricordate i telegiornali, con le inquadrature dei cecchini che sparavano sulla gente, la città circondata dalle montagne, abbandonata a se stessa...) mentre un popolo veniva sterminato. Ho passato anni con Goran e i racconti dei giorni della guerra mi hanno ispirato, il racconto della fuga dalla città, insieme alla forza che i singoli individui hanno nelle situazioni di massima difficoltà per ricominciare a vivere normalmente e alla criminale noncuranza con cui affrontiamo la vita di tutti i giorni. E la canzone parla di questo, a suo modo, di come mentre siamo qui a preoccuparci di come rispondere alle domande di un'intervista, o a lamentarci di quanto la nostra squadra del cuore stia andando male in campionato, ci sono persone che lottano per la sopravvivenza, vuoi dalle guerre, vuoi dalla fame, vuoi dallo sfruttamento e parla anche di come tutto questo sia in realtà normale, un meccanismo di autodifesa intrinseco al nostro essere esseri umani per non venire sopraffatti dall'enormità di questi problemi... Ma è giusto pensarci, è giusto fare qualcosa perché questo non si ripeta, è giusto ricordare.
komakino. Insomma, niente chitarra elettrica nemmeno in questo disco. A onor del vero, c'è una chitarra acustica che si sente appena appena qua e là.. qualche rigurgito? Vi viene in mente qualche disco di altri gruppi dove vi è venuto da pensare 'gli manca giusto la chitarra!'?
Andrea: Nessun rigurgito, al massimo qualche rutto. Vedi, il disco è stato registrato da Mattia Coletti, mixato da Mattia e Lorenzo Stecconi (Lento), due chitarristi diversissimi, con due stili molto riconoscibili. Mattia poi ha curato le parti di chitarra acustica e Lorenzo quelle di chitarra elettrica (che forse non hai riconosciuto, ma che ci sono, eccome).
komakino. (Azzo! me tapino! Comincio a perdere colpi..)
Andrea: Ne abbiamo sfruttato al massimo la presenza fisica e le capacità!! Per alcuni pezzi pensavamo già alla chitarra e la parte era già stata scritta da noi, per altre abbiamo improvvisato in studio e avere accanto a noi due musicisti cosí validi, oltre che due buoni fonici, ha apportato ulteriore sostegno alle nostre idee, là dove ce n'era il bisogno.
komakino. Le differenze tra Everywhere At Once e il primissimo Spare Me/CALF mi sembrano ovvie (derivazioni math, post-rock, altro cantante e piuttosto guitar-driven), - ma se invece sull'altro piattino della bilancia volessimo mettere The Scum Album?
Andrea: Guarda, a costo di fare il tipo ti rispondo che io vedo una grande continuità nella nostra produzione. Certo il vestito lo cambiamo spesso, ed è dovuto a molti fattori: cambio di elementi nel gruppo (non tutti resistono anni), nuovi strumenti e nuovi amplificatori (spesso queste contingenze sono assai decisive) e il fatto di aver registrato sempre con fonici e produttori diversi, quest'ultima una scelta comunque ponderata. Ma nonostante il sapore sia di volta in volta più psichedelico, più noise o più synthetico, io credo che le canzoni siano immancabilmente “nostre” e riconoscibili. Qualche modifica nella scrittura è semmai dovuta al sempre più forte coinvolgimento di tutti nella stesura dei pezzi. A conferma di ciò ti posso dire che dal vivo suoniamo pezzi da tutti e tre gli album.
Bilanciare il cambiamento con una riaffermazione della propria identità è un processo lungo e faticoso, anche per questo siamo riusciti al massimo a fare uscire un disco ogni tre anni.
komakino. Ma Spare Me/CALF ve lo ascoltate ancora? E The Scum Album? Everywhere At Once che fine farà a casa vostra?
Andrea: Everywhere At Once a casa nostra farà la fine per cui è stata pensata la sua grafica: finirà accanto ai dischi della Impulse.
Riguardo ai nostri vecchi dischi, mi può capitare di ascoltarli, ma certo sono più proiettato al futuro. Ascolto già le take improvvisate che comporranno le prossime canzoni. Diciamo che non sono una persona ossessionata dall' impossibilità di modificare ciò che è stato fatto in passato; se è uscito in quel modo, c'è stato un motivo cui è legato un ricordo e tanto mi basta.
N: Aggiungerei però che a distanza di anni quei dischi hanno forse assunto un maggiore spessore; riascoltati oggi quei pezzi suonano ancora meglio di come li sentivamo allora e credo che il suono sia rimasto fresco, anzi azzardo, che il suono abbia anticipato molte cose che sentiamo in giro oggi (non sto dicendo che le hanno copiate, lungi da me, solo che forse, forse ci siamo arrivati un pochino prima... puzza di spocchia, lo so, ma lo penso).
komakino. Qualche anno fa vi chiesi come (e se) vi vedevate da lí a 10 anni (rispondeste "Molto probabilmente lontano l'uno dall'altro."); okay, ne sono passati 6 anzichè 10, - ma, noblesse oblige, con gran grattata di co..., - col senno e seno di oggi, dove (e se) vi vedete fra 10 anni?
Andrea: Eh, non vale. Siamo già abbastanza lontani l'uno dall'altro per tanti motivi, non solo geografici (uno di noi vive a 400 km dagli altri due). Non so, siamo ancora entro i dieci anni dalla tua precedente domanda, quindi direi che tra quattro anni potremmo già essere separati, dipende da quanto saremo capaci di resistere alle tentazioni; per me la tentazione suprema è andarmene a vivere in un paio di posti che mi hanno folgorato e in cui penso che potrei essere più felice che in Italia. Ma sai, la musica ci tiene vicini, finché continua a farlo... non possiamo fare previsioni, ma già canto le canzoni del nostro prossimo disco, e spero sia un buon segno.
komakino. Carta canta: di cosa parlano i vostri testi in questo disco?
Andrea: Rispondo per i testi che ho scritto io; direi, come quasi sempre, che vado dal particolare all'universale. Mi piace usare un linguaggio semplice, diretto, credo che sia una qualità che le buone canzoni debbano avere. Parlo principalmente di ciò che mi rende malinconico e mi emoziona, ma come detto in precedenza, mi vedo dall'alto, dall'esterno, a freddo e senza autocommiserazione. Mi piace essere autoironico, ipercritico e cinico rispetto a quello che mi riguarda, ma anche lasciare trasparire una certa tendenza alla ricerca della grandezza. Come dire, “anche i nani hanno cominciato da piccoli”.
komakino. Everywhere At Once, insomma, verrà distribuito “everywhere”? anche fuori Italia?
Nicola: Ci stiamo lavorando. Partirà a breve la promozione in Inghilterra, sarà Hermana a curarla; The Scum Album è invece da breve in vendita online tramite Head Heritage, il sito di Julian Cope, che è nostro fan, scusa se me la tiro, ma è una figata clamorosa! https://www.headheritage.co.uk/
komakino. Porca pala, ma è fantastico! Mi piace molto anche la recensione che ne ha fatto.
Nicola: E poi, a brevissimo, metteremo in distribuzione digitale anche i due dischi vecchi, visto che fisicamente non esistono praticamente più.
komakino. Hi, This Is Hardcore (titolo che chiude l'album, ndk) - avevate timore che vi si scambiasse per un gruppo pop?
Federico (synth Edible Woman, ndk): No, assolutamente! Figurati, io adoro il pop! Però effettivamente il brano ha in sé una carica esplosiva che lo distingue dagli altri pezzi in scaletta e forse proprio per questo chiude il disco, se vuoi in maniera insolita, ma a mio parere molto efficace. Tieni presente inoltre che è stato composto all'epoca di “Scum album” per cui risente inevitabilmente di “quel” clima. Ciononostante lo considero perfettamente integrato e funzionale all'economia generale di “Eveywhere at once”.
Nicola: volevamo prendere le distanze dai Pulp, il nostro gruppo nemico per eccellenza... No scherzo, quel pezzo è hardcore, per come è nato, per come è stato concepito, per quello che dice il testo e a chi lo ha scritto evidentemente piaceva dichiararlo sin dal titolo.
komakino. Qualche mese fa è uscito un 7" vinile su Smartz rec, uno split fra voi e Drink To Me.. trovo sempre molto interessante queste sorta di joint venture.. com'era nata l'idea? chi l'ha proposta a chi?
Nicola: Ce l'ha proposto l'etichetta; giusto il tempo di ascoltarci qualcosa dei DTM e abbiamo capito che l'accoppiata si poteva fare, c'era (e c'è) affinità nel sentire la musica credo e c'è stata affinità personale quando abbiamo poi avuto l'occasione di suonare insieme per un po' di date a presentazione del disco... Si è parlato molto di sperma!! I Drink spaccano, hanno fatto un bel disco dopo lo split, noi idem (ehehehehe) quindi credo che sia il caso di fare tutti un bell'applauso a Smartz, che ha avuto occhio lunghissimo... Ti vogliamo bene Lele, sostenete Smartz records!
komakino. Vi sentite un gruppo “attuale”?
Andrea: Decisamente, e senza cercare per forza di esserlo. Attuali ma non effimeri. Vivi soprattutto. Postmoderni è un'altra definizione abbastanza calzante, anche se non troppo originale; per descriverci ci hanno avvicinato a Neil Young, ai Matmos, ai This Heat fino agli Emerson Lake and Palmer, mi sembra quindi che echi del passato ci siano, inevitabilmente, ma non mi sentirei di dire che il disco ha un suono wave o progressivo. E' un disco che (ci) sta in quest'epoca, che non vuol dire un disco epocale. Non mi vengono in mente i pantaloni a zampa quando lo ascolto, né mi crescono le basette, purtroppo mi continuano solo a cadere i capelli (e questo anche quando non lo ascolto).
komakino. Girerete qualche video per promuovere i pezzi dell'album? Non sarebbe mica male.. e oggi con Youtube, basterebbe cosí poco..
Nicola: Ci stiamo lavorando, non è facile, anche se su Youtube ci vuole cosí poco, su “OurLife” diventa tutto più complicato... è un'impresa tenere in piedi tutto, band, lavoro, vita privata, soldi per fare tutto... Vorremmo che comunque sia una cosa di cui potremo andare fieri, quindi ci stiamo prendendo un po' di tempo e se non ci piacerà non lo vedrete mai, se non riuscirà a dire quello che aveva da dire, come opera a se stante, finirà come le canzoni che abbiamo scartato e che rimangono nei nostri cuori, ma che non ascolterete mai...
komakino. Ma Luca? - Fratello di sangue nonchè di Sandro, era il cantante sino ad un disco fa, che fine ha fatto? [mea culpa: ero convintissimo che fosse Luca a cantare anche in questo disco, - trovo le voci molto simili]
Nicola: Luca è su un solo pezzo nel disco, "The Shadows Of Doubt" e fa un paio di cori... attualmente è migrato nel progetto Onefuckone (cercateli, sono ottimi), sta inseguendo i suoi demoni, pare che stia riuscendo ad acchiapparli...
komakino. Ma voi lo comprereste un disco degli Edible Woman? Ci andreste ad un loro concerto.
Federico: Chi cazzo sono sti Edible Woman di cui parli dall'inizio e soprattutto cosa è un concerto?
komakino. ah ah ;-)
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E' bello quando scopri che un Gruppo che Ti piace sa anche leggere e scrivere, - cioè, quando le risposte sono più interessanti delle domande, - il che, con me, non è difficile in effetti: cmq sia, è il caso degli Edible Woman, al terzo disco, tre è anche il numero dell'organico della line-up, nonchè tre è il numero dei mesi che ho impiegato per capire che su questo disco canta Andrea, ma che gli amici lo chiamano Sandro, - o forse è il contrario, - e che è il fratello di Luca, - che ora suona canta da un'altra parte, - oddio, mi sa che mi ci vuole un altro mese.. insomma, mi sono perso gli ultimi loro due concerti a Roma, e sarebbe stato tutto più facile.. bon, leggete e aiutatemi a capire voi..
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komakino. Siete arrivati al terzo disco su etichetta, - non è mica poco in Italia. Tra l'altro di etichette indie, ve ne siete 'girate' diverse, - e se non ricordo male, siete riusciti anche a farvi qualche data in Europa.. insomma, in questi anni di attività, vi siete fatti una vostra idea sul come stanno musicalmente le cose in Italia?
Andrea (aka Sandro, basso e voce Edible Woman, ndk): Sí, abbiamo sedotto e siamo stati abbandonati più volte, eheh.
Inizialmente è stato Michele di Psychotica records a credere in noi, il fatto di essere riusciti dopo pochissimi tentativi a trovare un'etichetta è stata una grande iniezione di fiducia. Psychotica lavorava bene, almeno a quanto mi ricordo; devo ammettere una certa naiveté all'epoca, mi capitavano tournée in mano e neanche mi rendevo conto di chi le organizzasse. Mi sembrava normale, e forse lo è, che un musicista pensi solo alla musica, davo per scontato i concerti in Italia con band interessanti e gente interessata, aver suonato in Francia con Thermals, Karate, in bellissimi localii... Col secondo disco, quando l'appoggio di Michele è venuto meno – perché la vita chiede sempre molto – mi sono reso conto di quanto sia difficile e necessario il lavoro di un'etichetta, cui mi sono / ci siamo spesso dovuti sostituire o che abbiamo dovuto integrare nella semplice spedizione dei promo, nell'organizzazione delle date, etc.... In quel periodo Bloodysound, Ame records ci hanno molto aiutato, soprattutto nel consolidare la nostra “base”, ma appunto ci siamo dovuti sobbarcare tanto lavoro, io ho lavorato per quasi un anno esclusivamente al gruppo, senza risparmio. E senza alcun introito. Ma riuscendo ad ottenere molti apprezzamenti e diversi giri all'estero.
Ora è una favola, davvero. Sleeping star ha lavorato molto bene in promozione e ha amato il disco da subito, con la sua poetica, la sua grafica, il suo suono. Tutte scelte nostre.
Personalmente penso che la dicotomia artista etichetta esisterà sempre, il musicista pretenderà sempre di più dalla propria label, qualsiasi sia il lavoro fatto, ma il segreto, credo di aver capito, è appunto rimboccarsi le maniche e lavorare al di là di quanto l'etichetta faccia per te. Quindi riassumendo io credo che in Italia ci siano tanti uomini di buona volontà, chi lavora benissimo, chi benino, chi riesce a dedicarsi anima e corpo, chi vuole fare anche le vacanze con la fidanzata, etc... Credo anche che ci sia buona musica, senz'altro. Forse il problema più grande è la personalità di chi ascolta piuttosto di chi suona, un sacco di gente cerca suoni riconoscibili, la soglia di attenzione media generale è bassa.
E' però una guerra che è bello combattere, che dà tantissime soddisfazioni.
komakino. Spesso m'imbatto in storie dove in un locale 'indie' il gruppo suona gratis e il dj si prende 200 euro.
Andrea: Mah... Certo i cachet spesso sono bassi, ma io preferirei comunque suonare per 100 euro in una serata in cui ho un buon feedback dal pubblico, piuttosto che prendere tanti più soldi e avere l'impressione di scopare con un morto... ovviamente questa parte dell'intervista i gestori dei locali non potranno usarla come scusa per offerte ridicole, ok?!?!
Se il dj prende più di un gruppo è perché molte persone cercano appunto musica riconoscibile, quindi ovviamente non darei la colpa ai dj, ma semmai al pubblico, o al limite al locale che ha educato poco all'ascolto i suoi avventori.
komakino. Qual è la storia dietro il titolo del disco? Everywhere At Once, manie di obiquità?
Andrea: Sí. Un sogno. L'idea è quella di un quasi-concept album che cerchi di essere ovunque, ossia coeso a livello di poetica, ma il più mobile possibile a livello di soluzioni musicali e produttive, di arrangiamento. Io vedo il nostro disco e ancora di più il nostro “discorso artistico” (blah!) come una monade e non come un monolite. Un'unica palla onnicomprensiva dove le varie sfaccettature possano coesistere e possano avere dignità, non annullarsi. E' anche un'idea politica che definirei spinoziana, la speranza di essere (noi) degli uomini pronti ad esaltare e a godere delle differenze. Tutto ciò nel disco è come osservato e descritto dall'alto, in volo.
komakino. Quanto sono durate le cose, tra registrazioni, mix, master? No, perchè spesso è come quando si guarda un quadro: uno gli dedica magari 3 minuti, ma all'autore gli ci è voluto magari un mese o addirittura un anno per finire tutto.
Nicola (batteria Edible Woman, ndk): Direi tre anni a disco circa. Non scherzo, per noi il processo è lungo e complicato: prima cosa dobbiamo affrontare i cambi di line up e reinventarci come musicisti partendo da quello che rimane, poi spesso bisogna trovare una nuova sala prove, poi si inizia con la composizione vera e propria, si abita a km di distanza, tutti abbiamo lavori “normali” e bisogna lavorare via internet, in furgone, al cesso, ovunque e in ogni momento (tac, citazione). Goran Sarajlic (un pezzo del disco ndr) ad esempio è nata interamente nel tragitto tra casa mia ed il mio ufficio, durante un viaggio in motorino... Arrivato in ufficio mi son fiondato a scriverlo e a registrare la melodia sul mio computer prima di dimenticarmi tutto, scritta mail al gruppo e via per rifinire gli arrangiamenti... Altri pezzi vengono da letture, sogni, idee personali, giochi, arrivano già pronti o ci mettono 2 anni a trovare una forma (The Shadows Of Doubt) oppure semplicemente te li trovi sul disco (non sto a spiegarvi, ma parlo di Slightly Shifted) Dopo avere finito la composizione si inizia a cercare qualcuno che condivida l'idea del disco per produrlo e registrarlo, che sia disposto a fare i sacrifici che facciamo noi, poi si cerca dove registrarlo senza dovere accendere un mutuo (sono tutti dischi autoprodotti), e tra registrazioni, mixaggi e master va via generalmente un anno sano sano... In tutto questo si cerca l'etichetta, si fanno le grafiche, si cerca di vivere... Decisamente quei 3 minuti ci costano molto caro, ma non vorrei altro dalla vita se non sentire quel pezzo finito come lo avevo in testa.
komakino. Ma chi è Goran Sarajlic?
Nicola: Goran Sarajlic è un simbolo, o meglio, è una persona reale, in carne ed ossa che si è fatta simbolo... è un nostro caro amico, ex mio coinquilino, originario di Sarajevo e che vi ha vissuto fino a quando non è riuscito a scappare dall'assedio che l'ha paralizzata, umiliata per 4 anni... Uno dei momenti più bassi della storia contemporanea, un simbolo della condizione pietosa in cui è ridotta la nostra società, la società del vedere, della comunicazione, una società che è stata a guardare (letteralmente, ve li ricordate i telegiornali, con le inquadrature dei cecchini che sparavano sulla gente, la città circondata dalle montagne, abbandonata a se stessa...) mentre un popolo veniva sterminato. Ho passato anni con Goran e i racconti dei giorni della guerra mi hanno ispirato, il racconto della fuga dalla città, insieme alla forza che i singoli individui hanno nelle situazioni di massima difficoltà per ricominciare a vivere normalmente e alla criminale noncuranza con cui affrontiamo la vita di tutti i giorni. E la canzone parla di questo, a suo modo, di come mentre siamo qui a preoccuparci di come rispondere alle domande di un'intervista, o a lamentarci di quanto la nostra squadra del cuore stia andando male in campionato, ci sono persone che lottano per la sopravvivenza, vuoi dalle guerre, vuoi dalla fame, vuoi dallo sfruttamento e parla anche di come tutto questo sia in realtà normale, un meccanismo di autodifesa intrinseco al nostro essere esseri umani per non venire sopraffatti dall'enormità di questi problemi... Ma è giusto pensarci, è giusto fare qualcosa perché questo non si ripeta, è giusto ricordare.
komakino. Insomma, niente chitarra elettrica nemmeno in questo disco. A onor del vero, c'è una chitarra acustica che si sente appena appena qua e là.. qualche rigurgito? Vi viene in mente qualche disco di altri gruppi dove vi è venuto da pensare 'gli manca giusto la chitarra!'?
Andrea: Nessun rigurgito, al massimo qualche rutto. Vedi, il disco è stato registrato da Mattia Coletti, mixato da Mattia e Lorenzo Stecconi (Lento), due chitarristi diversissimi, con due stili molto riconoscibili. Mattia poi ha curato le parti di chitarra acustica e Lorenzo quelle di chitarra elettrica (che forse non hai riconosciuto, ma che ci sono, eccome).
komakino. (Azzo! me tapino! Comincio a perdere colpi..)
Andrea: Ne abbiamo sfruttato al massimo la presenza fisica e le capacità!! Per alcuni pezzi pensavamo già alla chitarra e la parte era già stata scritta da noi, per altre abbiamo improvvisato in studio e avere accanto a noi due musicisti cosí validi, oltre che due buoni fonici, ha apportato ulteriore sostegno alle nostre idee, là dove ce n'era il bisogno.
komakino. Le differenze tra Everywhere At Once e il primissimo Spare Me/CALF mi sembrano ovvie (derivazioni math, post-rock, altro cantante e piuttosto guitar-driven), - ma se invece sull'altro piattino della bilancia volessimo mettere The Scum Album?
Andrea: Guarda, a costo di fare il tipo ti rispondo che io vedo una grande continuità nella nostra produzione. Certo il vestito lo cambiamo spesso, ed è dovuto a molti fattori: cambio di elementi nel gruppo (non tutti resistono anni), nuovi strumenti e nuovi amplificatori (spesso queste contingenze sono assai decisive) e il fatto di aver registrato sempre con fonici e produttori diversi, quest'ultima una scelta comunque ponderata. Ma nonostante il sapore sia di volta in volta più psichedelico, più noise o più synthetico, io credo che le canzoni siano immancabilmente “nostre” e riconoscibili. Qualche modifica nella scrittura è semmai dovuta al sempre più forte coinvolgimento di tutti nella stesura dei pezzi. A conferma di ciò ti posso dire che dal vivo suoniamo pezzi da tutti e tre gli album.
Bilanciare il cambiamento con una riaffermazione della propria identità è un processo lungo e faticoso, anche per questo siamo riusciti al massimo a fare uscire un disco ogni tre anni.
komakino. Ma Spare Me/CALF ve lo ascoltate ancora? E The Scum Album? Everywhere At Once che fine farà a casa vostra?
Andrea: Everywhere At Once a casa nostra farà la fine per cui è stata pensata la sua grafica: finirà accanto ai dischi della Impulse.
Riguardo ai nostri vecchi dischi, mi può capitare di ascoltarli, ma certo sono più proiettato al futuro. Ascolto già le take improvvisate che comporranno le prossime canzoni. Diciamo che non sono una persona ossessionata dall' impossibilità di modificare ciò che è stato fatto in passato; se è uscito in quel modo, c'è stato un motivo cui è legato un ricordo e tanto mi basta.
N: Aggiungerei però che a distanza di anni quei dischi hanno forse assunto un maggiore spessore; riascoltati oggi quei pezzi suonano ancora meglio di come li sentivamo allora e credo che il suono sia rimasto fresco, anzi azzardo, che il suono abbia anticipato molte cose che sentiamo in giro oggi (non sto dicendo che le hanno copiate, lungi da me, solo che forse, forse ci siamo arrivati un pochino prima... puzza di spocchia, lo so, ma lo penso).
komakino. Qualche anno fa vi chiesi come (e se) vi vedevate da lí a 10 anni (rispondeste "Molto probabilmente lontano l'uno dall'altro."); okay, ne sono passati 6 anzichè 10, - ma, noblesse oblige, con gran grattata di co..., - col senno e seno di oggi, dove (e se) vi vedete fra 10 anni?
Andrea: Eh, non vale. Siamo già abbastanza lontani l'uno dall'altro per tanti motivi, non solo geografici (uno di noi vive a 400 km dagli altri due). Non so, siamo ancora entro i dieci anni dalla tua precedente domanda, quindi direi che tra quattro anni potremmo già essere separati, dipende da quanto saremo capaci di resistere alle tentazioni; per me la tentazione suprema è andarmene a vivere in un paio di posti che mi hanno folgorato e in cui penso che potrei essere più felice che in Italia. Ma sai, la musica ci tiene vicini, finché continua a farlo... non possiamo fare previsioni, ma già canto le canzoni del nostro prossimo disco, e spero sia un buon segno.
komakino. Carta canta: di cosa parlano i vostri testi in questo disco?
Andrea: Rispondo per i testi che ho scritto io; direi, come quasi sempre, che vado dal particolare all'universale. Mi piace usare un linguaggio semplice, diretto, credo che sia una qualità che le buone canzoni debbano avere. Parlo principalmente di ciò che mi rende malinconico e mi emoziona, ma come detto in precedenza, mi vedo dall'alto, dall'esterno, a freddo e senza autocommiserazione. Mi piace essere autoironico, ipercritico e cinico rispetto a quello che mi riguarda, ma anche lasciare trasparire una certa tendenza alla ricerca della grandezza. Come dire, “anche i nani hanno cominciato da piccoli”.
komakino. Everywhere At Once, insomma, verrà distribuito “everywhere”? anche fuori Italia?
Nicola: Ci stiamo lavorando. Partirà a breve la promozione in Inghilterra, sarà Hermana a curarla; The Scum Album è invece da breve in vendita online tramite Head Heritage, il sito di Julian Cope, che è nostro fan, scusa se me la tiro, ma è una figata clamorosa! https://www.headheritage.co.uk/
komakino. Porca pala, ma è fantastico! Mi piace molto anche la recensione che ne ha fatto.
Nicola: E poi, a brevissimo, metteremo in distribuzione digitale anche i due dischi vecchi, visto che fisicamente non esistono praticamente più.
komakino. Hi, This Is Hardcore (titolo che chiude l'album, ndk) - avevate timore che vi si scambiasse per un gruppo pop?
Federico (synth Edible Woman, ndk): No, assolutamente! Figurati, io adoro il pop! Però effettivamente il brano ha in sé una carica esplosiva che lo distingue dagli altri pezzi in scaletta e forse proprio per questo chiude il disco, se vuoi in maniera insolita, ma a mio parere molto efficace. Tieni presente inoltre che è stato composto all'epoca di “Scum album” per cui risente inevitabilmente di “quel” clima. Ciononostante lo considero perfettamente integrato e funzionale all'economia generale di “Eveywhere at once”.
Nicola: volevamo prendere le distanze dai Pulp, il nostro gruppo nemico per eccellenza... No scherzo, quel pezzo è hardcore, per come è nato, per come è stato concepito, per quello che dice il testo e a chi lo ha scritto evidentemente piaceva dichiararlo sin dal titolo.
komakino. Qualche mese fa è uscito un 7" vinile su Smartz rec, uno split fra voi e Drink To Me.. trovo sempre molto interessante queste sorta di joint venture.. com'era nata l'idea? chi l'ha proposta a chi?
Nicola: Ce l'ha proposto l'etichetta; giusto il tempo di ascoltarci qualcosa dei DTM e abbiamo capito che l'accoppiata si poteva fare, c'era (e c'è) affinità nel sentire la musica credo e c'è stata affinità personale quando abbiamo poi avuto l'occasione di suonare insieme per un po' di date a presentazione del disco... Si è parlato molto di sperma!! I Drink spaccano, hanno fatto un bel disco dopo lo split, noi idem (ehehehehe) quindi credo che sia il caso di fare tutti un bell'applauso a Smartz, che ha avuto occhio lunghissimo... Ti vogliamo bene Lele, sostenete Smartz records!
komakino. Vi sentite un gruppo “attuale”?
Andrea: Decisamente, e senza cercare per forza di esserlo. Attuali ma non effimeri. Vivi soprattutto. Postmoderni è un'altra definizione abbastanza calzante, anche se non troppo originale; per descriverci ci hanno avvicinato a Neil Young, ai Matmos, ai This Heat fino agli Emerson Lake and Palmer, mi sembra quindi che echi del passato ci siano, inevitabilmente, ma non mi sentirei di dire che il disco ha un suono wave o progressivo. E' un disco che (ci) sta in quest'epoca, che non vuol dire un disco epocale. Non mi vengono in mente i pantaloni a zampa quando lo ascolto, né mi crescono le basette, purtroppo mi continuano solo a cadere i capelli (e questo anche quando non lo ascolto).
komakino. Girerete qualche video per promuovere i pezzi dell'album? Non sarebbe mica male.. e oggi con Youtube, basterebbe cosí poco..
Nicola: Ci stiamo lavorando, non è facile, anche se su Youtube ci vuole cosí poco, su “OurLife” diventa tutto più complicato... è un'impresa tenere in piedi tutto, band, lavoro, vita privata, soldi per fare tutto... Vorremmo che comunque sia una cosa di cui potremo andare fieri, quindi ci stiamo prendendo un po' di tempo e se non ci piacerà non lo vedrete mai, se non riuscirà a dire quello che aveva da dire, come opera a se stante, finirà come le canzoni che abbiamo scartato e che rimangono nei nostri cuori, ma che non ascolterete mai...
komakino. Ma Luca? - Fratello di sangue nonchè di Sandro, era il cantante sino ad un disco fa, che fine ha fatto? [mea culpa: ero convintissimo che fosse Luca a cantare anche in questo disco, - trovo le voci molto simili]
Nicola: Luca è su un solo pezzo nel disco, "The Shadows Of Doubt" e fa un paio di cori... attualmente è migrato nel progetto Onefuckone (cercateli, sono ottimi), sta inseguendo i suoi demoni, pare che stia riuscendo ad acchiapparli...
komakino. Ma voi lo comprereste un disco degli Edible Woman? Ci andreste ad un loro concerto.
Federico: Chi cazzo sono sti Edible Woman di cui parli dall'inizio e soprattutto cosa è un concerto?
komakino. ah ah ;-)
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