God is an Astronaut
Live @ Circolo degli Artisti, Roma, 26 maggio 2010
w/ Junius + Lili Refrain, ingr. 20 euro
| Alfredo Iannone
Adrenalina e scariche rock macchiate di metal sono le note distintive del live tenutosi mercoledi al Circolo degli Artisti di Roma.
Ad esibirsi tre formazioni: Lili Refrain, Junius e i God is an Astronaut.
La serata, cominciata quasi in orario, si è aperta con l'esibizione della romana Lili Refrain: giovane e esile ma con brio la folk-rock-punk girl ha proposto una serie di pezzi interessanti in bilico tra contaminazioni dei generi di riferimento ed elettronica (interessanti i campionamenti istantanei riproposti come accompagnamento alle sua voce graffiante) conditi da una messa in scena con venature teatrali.
A seguire l'esibizione dei Junius, band americana che ha proposto un set di brani tesi e penetranti, classici del suo repertorio, tra post rock e nu-metal caratterizzati da wall of sound incisivi e da una voce sensuale e accattivante.
Avvolti in una coltre di fumo, che rendeva l'aria gia satura per il caldo consistente ancora più rarefatta e pesante, i 4 americani si sono esibiti con eleganza ed estrema precisione proponendo vari pezzi della loro produzione, alcuni tratti dal disco The Mayrtyrdom of a Catastrophist edito dall'etichetta TheMyleneSheath ed in vendita in una eccezionale edizione limitata 2 vinili nell'angolo market del Circolo.
Alle 23 circa ecco salire on stage i fratelli Torsten e Niels Kinsella con i loro God is an Astronaut, band irlandese, per la seconda volta in Italia, acclamati e seguitissimi da un pubblico molto giovane estasiato ed eccitato per l'esibizione.
Il loro sound è un misto di post rock melodico che spesso sfocia in atmosfere ambient con derive metal. Brani essenzialmente strumentali che riescono a rapire l'ascoltatore grazie ad una tensione emotiva tradotta in note.
Lo spettacolo, ben curato e arricchito da una serie di luci led ad effetto, ha regalato al pubblico in sala molti dei pezzi classici della loro produzione racchiusa nei quattro album pubblicati per la Revive.
Ascoltare i God is an Astronaut è come rivivere le atmostefe dei Mogwai e dei Sigur Ros mescolate alla ruvidità dei My Bloody Valentine e incorniciate dalle oniriche visioni dei Tangerine Dream. Si resta come catapultati in un iperspazio sensoriale fluttuante dove le note prodotte da chitarre e tastiere divengono appiglio sicuro per un viaggio unico. Viaggio al quale tutto il pubblico ha partecipato in maniera molto calorosa, dimostrando grande stima per i fratelli Kinsella e la loro personalissima creazione musicale.
Ad esibirsi tre formazioni: Lili Refrain, Junius e i God is an Astronaut.
La serata, cominciata quasi in orario, si è aperta con l'esibizione della romana Lili Refrain: giovane e esile ma con brio la folk-rock-punk girl ha proposto una serie di pezzi interessanti in bilico tra contaminazioni dei generi di riferimento ed elettronica (interessanti i campionamenti istantanei riproposti come accompagnamento alle sua voce graffiante) conditi da una messa in scena con venature teatrali.
A seguire l'esibizione dei Junius, band americana che ha proposto un set di brani tesi e penetranti, classici del suo repertorio, tra post rock e nu-metal caratterizzati da wall of sound incisivi e da una voce sensuale e accattivante.
Avvolti in una coltre di fumo, che rendeva l'aria gia satura per il caldo consistente ancora più rarefatta e pesante, i 4 americani si sono esibiti con eleganza ed estrema precisione proponendo vari pezzi della loro produzione, alcuni tratti dal disco The Mayrtyrdom of a Catastrophist edito dall'etichetta TheMyleneSheath ed in vendita in una eccezionale edizione limitata 2 vinili nell'angolo market del Circolo.
Alle 23 circa ecco salire on stage i fratelli Torsten e Niels Kinsella con i loro God is an Astronaut, band irlandese, per la seconda volta in Italia, acclamati e seguitissimi da un pubblico molto giovane estasiato ed eccitato per l'esibizione.
Il loro sound è un misto di post rock melodico che spesso sfocia in atmosfere ambient con derive metal. Brani essenzialmente strumentali che riescono a rapire l'ascoltatore grazie ad una tensione emotiva tradotta in note.
Lo spettacolo, ben curato e arricchito da una serie di luci led ad effetto, ha regalato al pubblico in sala molti dei pezzi classici della loro produzione racchiusa nei quattro album pubblicati per la Revive.
Ascoltare i God is an Astronaut è come rivivere le atmostefe dei Mogwai e dei Sigur Ros mescolate alla ruvidità dei My Bloody Valentine e incorniciate dalle oniriche visioni dei Tangerine Dream. Si resta come catapultati in un iperspazio sensoriale fluttuante dove le note prodotte da chitarre e tastiere divengono appiglio sicuro per un viaggio unico. Viaggio al quale tutto il pubblico ha partecipato in maniera molto calorosa, dimostrando grande stima per i fratelli Kinsella e la loro personalissima creazione musicale.
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