It's not Early Day Miners' homonym fourth record, but Ofeliadorme's first full-lenght album, released this month.
If it's true Sometimes it's Better to Wait (EP, dated 2009), All Harm Ends Here - and finally Ofeliadorme can show on their intimate pop music imaginary, made of subtle, rarefied melodies, principally fed with gentle guitar arpeggios, electric and acoustic, always under the key of delicacy, lulled by Francesca Bono's melancholic vocals inventions, one of the most promising in our local indie non-scene. And, except done for the more energic indie pop rock parenthesis of Ian and Burning, - their record is prevalently soothing and meant to be low-tone.
A low profile, matching with faint night lights and cold temperatures: Alina Simone, PJ Harvey, Emily Jane White wouldn't be that stranger to these feelings and emotions, yet, notwithstanding the foreign coordinates, I must say there's no doubt it is still something italian, - there's that technical 'x' variable of sound-production (mix, master, etc) which lacks, à mon avis, in giving the needed - international - warm blood to their good writing.
Anyway, The King Is Dead, The Wizard, the Witch and the Crow, the suspended sounds and voices in River, the final folk track Eve, - as well as I Like My Drums, probably the real sad-mope single here, precise beat and fascinating, - Radiohead in the roots, - these are the tracks where Ofeliadorme are more able to let themselves go in a free-spirit sweetness, - the same you hear introduced by the gentle short explosion of the opening track Paranoid Park.
It is a good record, but there's still something missing to make me listen to it over and over.
.·´¯¯`·. .·´¯¯`·.
° ° /_ .K ..·
·.. º .·
Non si tratta dell'omonimo quarto album degli Early Day Miners, ma del primo degli Ofeliadorme, pubblicato questo mese.
Se è vero che a volte è meglio aspettare (perdonatemi, Sometimes it's Better to Wait - EP, datato 2009), allora ogni male per quell'attesa termina qui, e finalmente gli Ofeliadorme possono dare luce al loro immaginario di intima pop music fatta di sottili, rarefatte melodie, nutrite principalmente da gentili arpeggi di chitarra, elettrica e acustica, sempre nella chiave della delicatezza, cullati dalle invenzioni malinconiche della voce di Francesca Bono, una delle più interessanti nell'indie nostrano. E, ad eccezion fatta delle più energiche parentesi pop rock di Ian e Burning, tutto il disco scorre su tracce lenitive e intese a tenere toni bassi.
Un profilo discreto, speculare a luci tremule e fredde atmosfere: Alina Simone, PJ Harvey, Emily Jane White non sarebbero troppo estranee a questi sentimenti ed emozioni, ma, per quanto le coorrdinate siano di terra straniera, non c'è dubbio che si tratti ancora di un disco italiano: c'è quella variabile tecnica 'x', della produzione dei suoni (mix, master, etc) che langue, a mio avviso, nel fornire quel sangue caldo - internazionale - che sarebbe dovuto alla buona scrittura degli Ofeliadorme.
Comunque sia, The King Is Dead, The Wizard, the Witch and the Crow, i suoni sospesi e le voci di River, la vena folk della traccia finale Eve, - nonchè I Like My Drums, - probabilmente il vero singolo dai toni depressi di questo album, - Radiohead nell'ombra, - questi sono i pezzi dove, credo, gli Ofeliadorme siano stati più capaci di lasciar irrompere libero nella dolcezza il proprio spirito libero, lo stesso che esplode gentilmente nella prima canzone, Paranoid Park.
E' un buon disco, ma c'è ancora quel qualcosa che gli manca per farmelo ascoltare più e più volte nei prossimi mesi.
If it's true Sometimes it's Better to Wait (EP, dated 2009), All Harm Ends Here - and finally Ofeliadorme can show on their intimate pop music imaginary, made of subtle, rarefied melodies, principally fed with gentle guitar arpeggios, electric and acoustic, always under the key of delicacy, lulled by Francesca Bono's melancholic vocals inventions, one of the most promising in our local indie non-scene. And, except done for the more energic indie pop rock parenthesis of Ian and Burning, - their record is prevalently soothing and meant to be low-tone.
A low profile, matching with faint night lights and cold temperatures: Alina Simone, PJ Harvey, Emily Jane White wouldn't be that stranger to these feelings and emotions, yet, notwithstanding the foreign coordinates, I must say there's no doubt it is still something italian, - there's that technical 'x' variable of sound-production (mix, master, etc) which lacks, à mon avis, in giving the needed - international - warm blood to their good writing.
Anyway, The King Is Dead, The Wizard, the Witch and the Crow, the suspended sounds and voices in River, the final folk track Eve, - as well as I Like My Drums, probably the real sad-mope single here, precise beat and fascinating, - Radiohead in the roots, - these are the tracks where Ofeliadorme are more able to let themselves go in a free-spirit sweetness, - the same you hear introduced by the gentle short explosion of the opening track Paranoid Park.
It is a good record, but there's still something missing to make me listen to it over and over.
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Non si tratta dell'omonimo quarto album degli Early Day Miners, ma del primo degli Ofeliadorme, pubblicato questo mese.
Se è vero che a volte è meglio aspettare (perdonatemi, Sometimes it's Better to Wait - EP, datato 2009), allora ogni male per quell'attesa termina qui, e finalmente gli Ofeliadorme possono dare luce al loro immaginario di intima pop music fatta di sottili, rarefatte melodie, nutrite principalmente da gentili arpeggi di chitarra, elettrica e acustica, sempre nella chiave della delicatezza, cullati dalle invenzioni malinconiche della voce di Francesca Bono, una delle più interessanti nell'indie nostrano. E, ad eccezion fatta delle più energiche parentesi pop rock di Ian e Burning, tutto il disco scorre su tracce lenitive e intese a tenere toni bassi.
Un profilo discreto, speculare a luci tremule e fredde atmosfere: Alina Simone, PJ Harvey, Emily Jane White non sarebbero troppo estranee a questi sentimenti ed emozioni, ma, per quanto le coorrdinate siano di terra straniera, non c'è dubbio che si tratti ancora di un disco italiano: c'è quella variabile tecnica 'x', della produzione dei suoni (mix, master, etc) che langue, a mio avviso, nel fornire quel sangue caldo - internazionale - che sarebbe dovuto alla buona scrittura degli Ofeliadorme.
Comunque sia, The King Is Dead, The Wizard, the Witch and the Crow, i suoni sospesi e le voci di River, la vena folk della traccia finale Eve, - nonchè I Like My Drums, - probabilmente il vero singolo dai toni depressi di questo album, - Radiohead nell'ombra, - questi sono i pezzi dove, credo, gli Ofeliadorme siano stati più capaci di lasciar irrompere libero nella dolcezza il proprio spirito libero, lo stesso che esplode gentilmente nella prima canzone, Paranoid Park.
E' un buon disco, ma c'è ancora quel qualcosa che gli manca per farmelo ascoltare più e più volte nei prossimi mesi.
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