Siamo negli anni cinquanta, dopo aver sbagliato strada una famiglia si ritrova in mezzo a un bosco, con
l'auto inutilizzabile e senza comunicazioni con il mondo civile. Se si fosse trattato di una famiglia ordinaria,
la cosa sarebbe finita lí, sarebbero potuti tornare a piedi, e ciao ciao libro di Powell e conseguente successo
di pubblico. I Kwimper però mica sono una famiglia ordinaria. Il capofamiglia vive di sussidi statali, e il figlio
ogni volta che ha a che fare con una donna per controllarsi inizia a snocciolare tabelline. E in più sono un
po' zotici, di quelli con la salopette, il filo d'erba in bocca e che passano i pomeriggi sotto il portico sulla
sedia a dondolo. Scalzi magari.
Da qui avranno inizio le avventure dei nostri, aiutati da addetti ai lavori pubblici e assistenti sociali. Francesco Piccolo nella sua introduzione sottolinea ripetutamente la carica anarchica dei Kwimper, che si mettono contro il governo per seguire un modello di vita tutto loro. Eversivi etc etc, come ha anche detto Fofi su l'Internazionale che parla di “buonsenso popolare contro lo stato”. I protagonisti infatti si fanno alfieri di una vita lontana dal governo, aggirano le leggi, le inventano a volte, e fanno marameo al governatore.
Detto questo per me il libro di Powell non rappresenta poi tutta sta anarchia o spirito sovversivo. Anzi. L'ottica attraverso cui i Kwinper contrastano il governo, un entità senza volto e lontana (spoglia di identità e simboli al punto di essere immune a qualsiasi identificazione precisa e quindi derisione), finisce col celebrare un “ritorno alle origini”, uno status quo ordinario e parecchio conservatore. Come emerge più volte nel corso della storia c'è una celebrazione dell'America delle origini, quella pura e sincera dei pionieri. Costruita con buona lena, sacrifici e tanta fede. Il discorso tenuto da un giudice verso la fine del libro ne è la dimostrazione. Senza contare che ciò che viene evidenziato del “governo” sono proprio quegli atteggiamenti più paternalistici e invasivi riconducibili al comunismo. L'individualismo e il pragmatismo contro una società disumanizzata che annulla i cittadini. L'indottrinamento, vedi l'anziana coppia con la vita programmata e gli atteggiamenti del dirigente dei lavori pubblici, vengono smontati dalla sincera ingenuità dei Kwimper. Idee piuttosto comuni negli stati uniti del 1959.
E non dimentichiamo che nei momenti comici e di ironia verso il governo e i suoi funzionari nascono non dall'assurdità di questi ultimi, o dal loro ridicolo ma sempre da una distorsione comportamentale nei loro confronti da parte dei Kwimper, poveri zotici che non sanno nulla del vivere civile. Quindi quando l'americano degli anni cinquanta o l'italiano odierno sorride o ride per come Toby si comporta in banca, o per come si atteggia suo padre verso il governo, non sta ridendo del governo o degli Stati Uniti ma solo dei Kwimper e della loro bonomia.
Fatta questa precisazione, Vacanze Matte è un simpatico libro scritto con competenza che però in alcune situazioni e che per alcuni meccanismi comici sente un po' il peso del tempo. Succede per i momenti di comicità slpastick , e per l'esibita ingenuità, esasperante alle volte, di Toby Kwimper, voce narrante delle avventure. Non dipende certo da Richard Powell, ma dai tempi che cambiano, dalla cultura che prende direzioni inaspettate; Vacanze Matte è infatti un libro scritto per il pubblico degli anni cinquanta, una lettura evasiva più che eversiva scritta da l'autore di l'Uomo di Philadelphia, altro romanzo di grande successo ma dai toni ben diversi.
E tanto per essere pignoli sarebbe bello scoprire perché Einaudi si prende la briga di ripubblicare libri cosí quando ci sono un sacco di libri molto più interessanti che aspettano di essere ristampati o sono finiti fuori catalogo.
- Papà, ma non l'hai visto quell'avviso?
– gli domando. - Si.
- Be', non l'hai preso molto sul serio, – faccio io.
- Sono passato di fianco alla barriera invece di tirarla giù. Non ti basta? – Mi fa lui.
- Non credo che hanno messo l'avviso per far fare il giro. Io dico che l'hanno messo per far stare le macchine sulla vecchia strada.
- Ma questa strada potrebbe finire in una palude di mangrovie.
- Toby, non credo che il governo mi mandi a finire in una palude di mangrovie. Sono anni che mi fido del governo e non mi ha mai tirato un bidone.
Da qui avranno inizio le avventure dei nostri, aiutati da addetti ai lavori pubblici e assistenti sociali. Francesco Piccolo nella sua introduzione sottolinea ripetutamente la carica anarchica dei Kwimper, che si mettono contro il governo per seguire un modello di vita tutto loro. Eversivi etc etc, come ha anche detto Fofi su l'Internazionale che parla di “buonsenso popolare contro lo stato”. I protagonisti infatti si fanno alfieri di una vita lontana dal governo, aggirano le leggi, le inventano a volte, e fanno marameo al governatore.
Detto questo per me il libro di Powell non rappresenta poi tutta sta anarchia o spirito sovversivo. Anzi. L'ottica attraverso cui i Kwinper contrastano il governo, un entità senza volto e lontana (spoglia di identità e simboli al punto di essere immune a qualsiasi identificazione precisa e quindi derisione), finisce col celebrare un “ritorno alle origini”, uno status quo ordinario e parecchio conservatore. Come emerge più volte nel corso della storia c'è una celebrazione dell'America delle origini, quella pura e sincera dei pionieri. Costruita con buona lena, sacrifici e tanta fede. Il discorso tenuto da un giudice verso la fine del libro ne è la dimostrazione. Senza contare che ciò che viene evidenziato del “governo” sono proprio quegli atteggiamenti più paternalistici e invasivi riconducibili al comunismo. L'individualismo e il pragmatismo contro una società disumanizzata che annulla i cittadini. L'indottrinamento, vedi l'anziana coppia con la vita programmata e gli atteggiamenti del dirigente dei lavori pubblici, vengono smontati dalla sincera ingenuità dei Kwimper. Idee piuttosto comuni negli stati uniti del 1959.
E non dimentichiamo che nei momenti comici e di ironia verso il governo e i suoi funzionari nascono non dall'assurdità di questi ultimi, o dal loro ridicolo ma sempre da una distorsione comportamentale nei loro confronti da parte dei Kwimper, poveri zotici che non sanno nulla del vivere civile. Quindi quando l'americano degli anni cinquanta o l'italiano odierno sorride o ride per come Toby si comporta in banca, o per come si atteggia suo padre verso il governo, non sta ridendo del governo o degli Stati Uniti ma solo dei Kwimper e della loro bonomia.
Fatta questa precisazione, Vacanze Matte è un simpatico libro scritto con competenza che però in alcune situazioni e che per alcuni meccanismi comici sente un po' il peso del tempo. Succede per i momenti di comicità slpastick , e per l'esibita ingenuità, esasperante alle volte, di Toby Kwimper, voce narrante delle avventure. Non dipende certo da Richard Powell, ma dai tempi che cambiano, dalla cultura che prende direzioni inaspettate; Vacanze Matte è infatti un libro scritto per il pubblico degli anni cinquanta, una lettura evasiva più che eversiva scritta da l'autore di l'Uomo di Philadelphia, altro romanzo di grande successo ma dai toni ben diversi.
E tanto per essere pignoli sarebbe bello scoprire perché Einaudi si prende la briga di ripubblicare libri cosí quando ci sono un sacco di libri molto più interessanti che aspettano di essere ristampati o sono finiti fuori catalogo.
- Papà, ma non l'hai visto quell'avviso?
– gli domando. - Si.
- Be', non l'hai preso molto sul serio, – faccio io.
- Sono passato di fianco alla barriera invece di tirarla giù. Non ti basta? – Mi fa lui.
- Non credo che hanno messo l'avviso per far fare il giro. Io dico che l'hanno messo per far stare le macchine sulla vecchia strada.
- Ma questa strada potrebbe finire in una palude di mangrovie.
- Toby, non credo che il governo mi mandi a finire in una palude di mangrovie. Sono anni che mi fido del governo e non mi ha mai tirato un bidone.
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