Non ho mai combinato niente come musicista. Mi ricordo che in gioventù avevo confidato tantissimo in un annuncio per la ricerca di musicisti nella bacheca di Bandiera.
Cercasi bassista a Roma con influenze Shellac, zona prove San Lorenzo.
Forse non ero proprio vicinissimo alla loro saletta, ma mi sentivo davvero più o meno seriamente come una specie di rappresentante ufficiale del verbo in questa città del gruppo di Steve Albini. Quel cazzo di posto era mio.
Ero a qualche decina di milioni di miglia dalla casa di Steve Albini, al massimo ero stato a sei metri dagli Uzeda, a cui il fondatore dei Rapeman aveva in qualche modo prodotto il disco.
La sintonia totale che avevo con la perfezione assoluta di un pezzo come My Black Ass mi dava una specie di confidenza autorizzata e intima con lui e con tutto il resto della combriccola della Touch&Go, quasi di diritto. Amici mia, giuro.
Per motivi di vita o di morte però, quelli che di solito si hanno a sedici anni, mi persi la loro prima apparizione al vecchio Circolo degli Artisti.
Il giorno dopo mi aspettavo resoconti mistici o di distruzione.
Invece no, avevano giocato a fare il Karaoke con il pubblico. Quella specie di attitudine cazzone allo spreco del talento puro, che poi dal vivo ha registrato nadir terribili con il batterista dei Don Caballero, non l'ho mai capita.
Tipo l'humor di quegli americani nei film che vanno a salvare in pianeta terra in tre contro duecentomila alieni e prima della battaglia scherzano sulle modifiche da fare a quella Cadillac del '67.
1000 Hurts, poi, mi ha quasi infastidito, con l'alternarsi di fotta fantastica e precisa e altri di musica sciupata, quasi un dispetto a noi altri.
Ora esce Dude Incredible, senza virgola e che te lo dico affare, spacca.
Il suono del basso è ancora una minaccia che arraperà un sacco di gente che appenderà foglietti semiseri sulla bacheca di Bandiera. Dopo però pensi che in copertina ci sono gli scoiattoli e ti viene in mente il booklet di Gattini degli Elio e le storie tese.
Non lo so, sarà che da gente con questo talento uno ci si aspetta sempre un po' di professionalità ottusa alla Slayer e loro invece ci giocano a rimpiattino come se ci avessimo mai messo piede pure noi su qualche Cadillac del '67.
Non so se faremo mai guerra agli alieni.
Io per farli cagare sotto gli pomperei fuori dall'astronave i momenti dove non ci sono coretti demenziali e tutto quadra superbamente in All the Surveyors. E quando vado a trovare mia madre chiedo sempre se mi ha cercato qualcuno da San Lorenzo.
Cercasi bassista a Roma con influenze Shellac, zona prove San Lorenzo.
Forse non ero proprio vicinissimo alla loro saletta, ma mi sentivo davvero più o meno seriamente come una specie di rappresentante ufficiale del verbo in questa città del gruppo di Steve Albini. Quel cazzo di posto era mio.
Ero a qualche decina di milioni di miglia dalla casa di Steve Albini, al massimo ero stato a sei metri dagli Uzeda, a cui il fondatore dei Rapeman aveva in qualche modo prodotto il disco.
La sintonia totale che avevo con la perfezione assoluta di un pezzo come My Black Ass mi dava una specie di confidenza autorizzata e intima con lui e con tutto il resto della combriccola della Touch&Go, quasi di diritto. Amici mia, giuro.
Per motivi di vita o di morte però, quelli che di solito si hanno a sedici anni, mi persi la loro prima apparizione al vecchio Circolo degli Artisti.
Il giorno dopo mi aspettavo resoconti mistici o di distruzione.
Invece no, avevano giocato a fare il Karaoke con il pubblico. Quella specie di attitudine cazzone allo spreco del talento puro, che poi dal vivo ha registrato nadir terribili con il batterista dei Don Caballero, non l'ho mai capita.
Tipo l'humor di quegli americani nei film che vanno a salvare in pianeta terra in tre contro duecentomila alieni e prima della battaglia scherzano sulle modifiche da fare a quella Cadillac del '67.
1000 Hurts, poi, mi ha quasi infastidito, con l'alternarsi di fotta fantastica e precisa e altri di musica sciupata, quasi un dispetto a noi altri.
Ora esce Dude Incredible, senza virgola e che te lo dico affare, spacca.
Il suono del basso è ancora una minaccia che arraperà un sacco di gente che appenderà foglietti semiseri sulla bacheca di Bandiera. Dopo però pensi che in copertina ci sono gli scoiattoli e ti viene in mente il booklet di Gattini degli Elio e le storie tese.
Non lo so, sarà che da gente con questo talento uno ci si aspetta sempre un po' di professionalità ottusa alla Slayer e loro invece ci giocano a rimpiattino come se ci avessimo mai messo piede pure noi su qualche Cadillac del '67.
Non so se faremo mai guerra agli alieni.
Io per farli cagare sotto gli pomperei fuori dall'astronave i momenti dove non ci sono coretti demenziali e tutto quadra superbamente in All the Surveyors. E quando vado a trovare mia madre chiedo sempre se mi ha cercato qualcuno da San Lorenzo.
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