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Dirty Three

w/ The Drones

https://www.inkoma.com/k/972

Roma 25/05/2007 @ circolo degli artisti, ingr. 15€

 | pall youhideme
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The DronesThe DronesThe Drones
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Dirty Three
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foto courtesy of Stefano De Giacometti [thanks dude!]

Direi la quiete dopo la tempesta, - i Dirty Three dopo The Drones. Certo, parlare di quiete con un batterista scalzo come Jim White è riduttivo, perchè il tipo è pura eiaculazione percussiva, non cambia mai espressione tanto è tranquillo, e Ti scatena una guerra atomica dopo aver accarezzato i piatti con le spazzole, e nemmeno li guarda i pezzi della batteria; - quando gli cade il timpano/tamburo, con una mano continua a suonare, con l'altra tranquillamente dissociato si risistema il set. Cmq, - serata all'insegna del kanguro, visto che entrambi i gruppi sono di Melbourne, - c'era pure un banchetto turistico per l'Australia. The Drones salgono su palco verso le 22.30, con un impianto audio talmente pompato che forse se c'era ventilazione al circolo era solo per l'aria smossa dagli amplificatori. Ecco: postilla - al circolo o non gli funziona l'areazione, o sono dei tirchi o vogliono vendere più roba da bere (solo una birra piccola costa 3€, per il resto si parte da 5€, mica poco). Fatemelo sapere perchè non si respirava.
I Drones sono potenti, sporco noise di blues&roll a due chitarre piene di feedback, basso, batteria, con alla voce Gareth Liddiard, potente animale da palco, che si getta per terra con una splendida fender jaguar fino a strapparne una corda, chitarra sempre bistrattata sul tremolo arm, - Lui gronda come un porco, in continue folate di sudore sopra la prima fila, mentre la bella bassista fa i suoi due giri blues autistici, spesso di spalle al pubblico, per voltarsi solo durante i cori. L'altro chitarrista e il batterista si scambiano sorrisi compiaciuti nella bolgia selvaggia. Un'ora di rabbia e dolore, ogni pezzo è una lunga cavalcata, tra I Don't Never Wanna Change, She Had An Abortion That She Made Me Pay For e credo The Downbound Train: tolgono il respiro.
I Tre Zozzoni salgono alle 23.30, e il locale è ancora più pieno di prima. Il violinista Warren Ellis sembra un homeless Andy Luotto, con la barba e capelli lavati nel Gange. Sale da solo su palco per fare il check al violino, e sembra che debba iniziare da solo quando improvvisa un pò di caos di distorsione, invece ferma tutto e ritorna nelle quinte, per rientrare con gli altri dopo un 10 min. Warren è un cattura-folle con i suoi Ladies and Gentlemen, insomma la sa lunga su come tenere viva l'attenzione, - fa praticamente per ogni pezzo un'intro esplicativa cazzona del titolo dei pezzi, spesso con focus 'stai con la persona sbagliata' 'scopare come conigli' o invettive contro gli U2. - Aprono con The Restless Waves, la furia lirica non si fa attendere, - il chitarrista Mick Turner è l'unico che sembra in catalessi, mi pare quello che suda di meno, mentre il folle violinista, balla gitano scalciando nell'aria a mò di karateka (temevo che da un momento all'altro sferrasse per sbaglio un calcio nelle parti basse al chitarrista..), sbraita, urla, si getta a terra gambe all'aria, mentre affetta il violino in turbinose mandate di archetto, tra Hope, Red, Sea Above Sky Below, Sue's Last Ride, Authentic Celestial Music - in un alternarsi di quiete e crescendo pazzeschi. Due bis, con chiusura apocalittica. Mi volevo inginocchiare davanti Jim White, ma ho risparmiato le ultime forze tornandomene a casa.

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