Beh, arrivo verso le 22 e un quarto, e pareva quasi che mi avessero fatto uno scherzo tant'è che c'era praticamente nessuno.. ovvero, oltre agli addetti ai lavori e i Laser Tag a finire il soundcheck, eravamo in 10.
Allora mi sono ricordato che uno o due anni fa, quando Ian Svenonius e Sebastian Thomson, aka Publicist, erano venuti con i Weird War al circolo degli artisti, oltre che aveva stradiluviato (ed ero felicemente in scooter) pure lí penso che non superassimo la 40ina di anime pie.
Cmq sia verso le 23 comincia ad arrivare gente, giusto mentre i Laser Tag, underground special di Roma, attaccano con il primo pezzo di un set di circa mezzora, diviso tra canzoni nuove e altre meno, ma riarrangiate data l'assenza del bassista, tutto a risultare un retrogusto di The Fall e Devo (le chitarre, la voce di Antonio Giannantonio - già That Noise From The Cellar, The Last Wanks, il boy/girl scambio di voci di Andrea (già Le Rose) e Manuel Cascone (già Nastro, Poland) e Matia Bazar versione no-wave. La gente ballicchia e applaude più forte su Mary, Knife, Know all Girl e la finale Saracinesca. - Mancava un pò di collante ai suoni (Know all Girl è più bella di come usciva l'altra sera), per ottenere quella clastraufobia no-wave che li fa brillare nelle registrazioni.
Poi i Publicist, che a più voci mi si dicono essere una parrucca, ovvero una mezza finta, ovvero una marchetta per sopravvivere. In un'intervista con Ian Svenonius di qualche koma-anno fa (ehh, prima di riuscire ad aggiornare l'archivio al '99 me ce ne vuole ancora), - Ian diceva che appunto i musicisti underground non sono tutelati, non hanno pensione, etc.. Diciamo che forse i Publicist sono la parrucca per il fondo pensione. - Non fraintendetemi: mr Thomson, con catenone al collo come da foto, alla batteria spacca, - è preciso, va a manetta montando ritmi dance e disco perfetti, e mr. Svenonius è sempre lui, - forse con qualche spaccata in meno, e meno pazzo di dieci anni fa (ma chi non lo è dopo dieci anni?), ma è ancora un James Brown nella luce del Signore, - accentratore di attenzione, trascinatore. Quindi sono loro, uno alla batteria+vocoder, e a premere play sulle basi house, l'altro al microfono. Le luci si fanno subito strobo, e il 90% dei presenti si fa prendere a ballare quelle che fondamentalmente sono sempre la stessa canzone: Mommy, Desperado, U R Always Right, - suonano tra la gente (come da comunicato stampa), non sul palco ma sotto: Ian si mischia ai danzanti.
Niente bis, ed è già l'una, c'è giusto il tempo per notare che Manuel e Ian sembrano fratelli di parrucchiere.
Forse 10€ di ingresso erano un pò pretenziose come costo, - c'è la crisi, non ve l'hanno detto?
Laser Tag set
Publicist
Allora mi sono ricordato che uno o due anni fa, quando Ian Svenonius e Sebastian Thomson, aka Publicist, erano venuti con i Weird War al circolo degli artisti, oltre che aveva stradiluviato (ed ero felicemente in scooter) pure lí penso che non superassimo la 40ina di anime pie.
Cmq sia verso le 23 comincia ad arrivare gente, giusto mentre i Laser Tag, underground special di Roma, attaccano con il primo pezzo di un set di circa mezzora, diviso tra canzoni nuove e altre meno, ma riarrangiate data l'assenza del bassista, tutto a risultare un retrogusto di The Fall e Devo (le chitarre, la voce di Antonio Giannantonio - già That Noise From The Cellar, The Last Wanks, il boy/girl scambio di voci di Andrea (già Le Rose) e Manuel Cascone (già Nastro, Poland) e Matia Bazar versione no-wave. La gente ballicchia e applaude più forte su Mary, Knife, Know all Girl e la finale Saracinesca. - Mancava un pò di collante ai suoni (Know all Girl è più bella di come usciva l'altra sera), per ottenere quella clastraufobia no-wave che li fa brillare nelle registrazioni.
Poi i Publicist, che a più voci mi si dicono essere una parrucca, ovvero una mezza finta, ovvero una marchetta per sopravvivere. In un'intervista con Ian Svenonius di qualche koma-anno fa (ehh, prima di riuscire ad aggiornare l'archivio al '99 me ce ne vuole ancora), - Ian diceva che appunto i musicisti underground non sono tutelati, non hanno pensione, etc.. Diciamo che forse i Publicist sono la parrucca per il fondo pensione. - Non fraintendetemi: mr Thomson, con catenone al collo come da foto, alla batteria spacca, - è preciso, va a manetta montando ritmi dance e disco perfetti, e mr. Svenonius è sempre lui, - forse con qualche spaccata in meno, e meno pazzo di dieci anni fa (ma chi non lo è dopo dieci anni?), ma è ancora un James Brown nella luce del Signore, - accentratore di attenzione, trascinatore. Quindi sono loro, uno alla batteria+vocoder, e a premere play sulle basi house, l'altro al microfono. Le luci si fanno subito strobo, e il 90% dei presenti si fa prendere a ballare quelle che fondamentalmente sono sempre la stessa canzone: Mommy, Desperado, U R Always Right, - suonano tra la gente (come da comunicato stampa), non sul palco ma sotto: Ian si mischia ai danzanti.
Niente bis, ed è già l'una, c'è giusto il tempo per notare che Manuel e Ian sembrano fratelli di parrucchiere.
Forse 10€ di ingresso erano un pò pretenziose come costo, - c'è la crisi, non ve l'hanno detto?
Publicist
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